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“Vite violente. Psicoanalisi del crimine organizzato”: presentazione del libro in biblioteca

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Biblioteca comunale Montemerano
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MONTEMERANO – Sabato 14 settembre alle 18, alla Biblioteca comunale di storia dell’arte di Montemerano (Manciano), l’Accademia del libro invita ad un incontro con Giovanni Starace, autore del libro “Vite violente. Psicoanalisi del crimine organizzato”.

«Non tutte le violenze sono uguali; ve ne sono alcune, diffuse e sedimentate, che destano ancor più interrogativi e possono anche aprire a interessanti riflessioni. È il caso della camorra napoletana. Nella vita quotidiana di questi piccoli e grandi gruppi criminali, le relazioni sono sempre segnate da rapporti di forza e hanno un tratto di ambiguità costante; la lealtà si alterna al tradimento, l’amore intenso all’odio profondo».

Il killer sotto la lente dello psicoanalista. L’autore scandaglia il mondo del crimine organizzato e, attraverso l’analisi della pratica quotidiana della violenza che si manifesta nelle sue multiformi espressioni, si apre a esperienze dolorose e ripugnanti. La vita del clan viene osservata nei suoi aspetti profondi, attraverso i legami tra i singoli e le dinamiche di gruppo. Nella relazione tra le persone sembrano assenti dei confini definiti: regnano un’ambiguità e una confusione in cui gli attori si scambiano le parti, chi può eseguire l’omicidio potrebbe a sua volta subirlo.

Un’analisi attenta della vita quotidiana e degli episodi violenti che la costellano consente una lettura originalissima di un mondo sociale degradato e di dinamiche psicologiche individuali visibilmente distorte. Quella che ne sortisce è un’esplorazione della società camorrista mai tentata prima. Se fedeltà e appartenenza restano i principi cardine dell’organizzazione, le alleanze spesso si mostrano fluide e lasciano spazio al tradimento delle appartenenze dichiarate: gli amici diventano nemici, l’amore si trasforma in odio, e si può uccidere colui con il quale si è condiviso tutto.

Traspaiono meccanismi arcaici del funzionamento mentale, dove tutto si riduce al binomio amico-nemico, e la violenza assume spesso i tratti della perversione. Una violenza che ha bisogno di manifestazioni esibite, di rappresentazioni sceniche particolari. È per questo motivo che le uccisioni assumono spesso una forza straordinaria sia per l’atrocità con cui vengono compiute sia per il valore simbolico proposto. L’uccisione contiene sempre un messaggio, o meglio, l’uccisione è il messaggio: si uccide affinché gli altri sappiano. Viceversa, talvolta essa è dettata dalla casualità, secondo una logica di banalizzazione della morte, ed è dunque inscritta in una sorta di paradossale normalità psicologica.

Giovanni Starace ha insegnato Psicologia dinamica e Psicologia clinica all’Università Federico II di Napoli. È membro ordinario con funzioni di training della Società italiana di psicoterapia psicoanalitica. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo: Le storie, la storia. Psicoanalisi e mutamento (Marsilio, 1989); Il racconto della vita. Psicoanalisi e autobiografia (Bollati Boringhieri, 2004). Sulle cose possedute, le emozioni, la memoria (2013).

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