GROSSETO – Due racconti del grossetano Pilade Rotella tornano in grande stile con il volume che sarà presentato giovedì 25 maggio alle 18 alla libreria Palomar di Grosseto in piazza Dante. Il volume, edito da Effigi, raccoglie i racconti “Cento pagine” del 1971 e “Controvoglia” del 1972 in un unico libro a cura di Nedo Bianchi e Fiora Bonelli.
A impreziosire la pubblicazione è la postfazione di Arnaldo Bruni e Tesiana Teglielli. La presentazione è organizzata da Fondazione Luciano Bianciardi e Isgrec. Interverranno il docente Arnaldo Bruni, la direttrice scientifica della Fondazione Bianciardi, Lucia Matergi; il ricercatore dell’Isgrec Adolfo Turbanti e l’editore Mario Papalini.
«Pilade Rotella è stato un personaggio di spicco nella Grosseto del dopoguerra – spiegano gli organizzatori – e l’immagine predominante che rimane di lui è quella di un “vitellone” di provincia. Per ridare alla sua figura la complessità che gli è stata negata dalla memoria, si è pensato alla ripubblicazione dei suoi racconti, “Cento pagine” e “Controvoglia”, insieme a tre brevi scritti (di cui uno è dedicato a Bianciardi). Nato a Siena il 25 novembre del 1917, ha vissuto a Grosseto fino all’età di 70 anni. Ha combattuto come ufficiale di Fanteria nella seconda guerra mondiale, per poi diventare partigiano in Maremma. Dopo il periodo bellico è stato anche corrispondente Rai della provincia di Grosseto. Insieme allo scrittore Luciano Bianciardi ha scritto l’introduzione al libro fotografico “Un’alluvione per la povera gente”. Del 1971 e 1972 sono i due racconti che adesso sono stati ripubblicati da Effigi, che ne ha riproposto anche le copertine originali. È proprio con una dedica a Bianciardi che si apre il racconto “Cento pagine”, una sorta di autobiografia con tocchi umoristici».
«Quali somiglianze e differenze ci sono tra le narrazioni di Rotella e Bianciardi? Le tematiche, i luoghi, le situazioni sono simili ma lo sguardo è ben diverso: Pilade Rotella è soddisfatto della piccola città di Grosseto, pur vedendone alcuni difetti; non potrebbe fare a meno di viverci. E infatti non si è mai spostato, tranne brevi pause; mentre Bianciardi fuggì a Milano. Rotella è il testimone di un’epoca. Mentre Bianciardi vive la provincia dal di fuori, Rotella ci è immerso. I racconti di Rotella narrano la propria vita e la grande storia, toccando due poli opposti, le camicie nere e i partigiani».