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“L’importanza di chiamarsi Ernesto”: agli Industri la commedia di Oscar Wilde

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l'importanza di chiamarsi ernesto
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GROSSETO – Domenica 16 febbraio, alle 17, al Teatro degli Industri di Grosseto, andrà in scena il secondo spettacolo del festival “Non ci resta che ridere” 2020 (XII edizione): “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde, a cura della Compagnia “Nuovo Spazio Teatro” di Livorno.

Si tratta di una celebre e divertente commedia messa in scena da oltre cento anni in tutti i Paesi del mondo. In scena, con la regia di Mark Eaton, si esibiranno Marco Bruciati, Filippo Scarparo, Monica Brachini, Ludovica Bertagni, Elena Bellandi, Stefano Toscano, Gaia Bastianon e Luca Benedetto. I costumi sono della costumeria Capricci di Carnevale, le scene di Emidio Bosco e l’assistenza tecnica di Antonietta Nieri.

“L’importanza di chiamarsi Ernesto” è la famosissima commedia scritta da Oscar Wilde, considerata il più grande successo drammaturgico dell’autore. Andata in scena per la prima volta a Londra nel 1895, L’importanza di chiamarsi Ernesto è un’arguta satira dell’ipocrisia sociale, che, pur essendo ambientata all’epoca vittoriana, presenta una straordinaria affinità con i nostri giorni.

Jack Worthing è un giovane uomo alla moda che abita nella sua villa di campagna insieme alla sua protetta, Cecily Cardew; Jack ha inventato un fratello sciagurato di nome Ernest le cui supposte folli stravaganze gli consentono di recarsi periodicamente a Londra con la scusa di tirarlo fuori dai guai. Jack è innamorato di Gwendolen Fairfax, la cugina del suo amico Algernon Moncrieff. Gwendolen, che crede che il nome di Jack sia Ernest, è a sua volta innamorata, ma sua madre, Lady Bracknell, si oppone al matrimonio perché Jack è un orfano ed è stato trovato alla Stazione Victoria in una valigia. Algernon, a sua volta, per sfuggire agli impegni sociali londinesi organizzati da sua zia e per andare a corteggiare le fanciulle in campagna, ha inventato un amico di nome Bumbury, le cui presunte pessime condizioni di salute lo richiamano spesso al suo capezzale. In una delle sue gite in campagna, Algernon incontra Cecily, ne resta affascinato e si fa passare per Ernest, il fratello sciagurato di Jack. In un irresistibile susseguirsi di scambi esilaranti, la commedia si avvia alla sua conclusione con sorprendenti colpi di scena.

La regia dell’inglese Mark Eaton punta in particolare a valorizzare i divertenti scambi di battute ironiche tipiche di Oscar Wilde, spesso veri e propri duelli verbali in cui la bellezza formale del linguaggio conta più del contenuto stesso, come è esplicitamente dichiarato da Algernon stesso in risposta a Jack durante uno dei loro numerosi scambi: quando Jack gli chiede, infatti, se quello che ha appena detto è “un pensiero intelligente”, Algernon risponde “È molto ben detto!”

Con costumi sfarzosi che attraversano varie epoche e con una recitazione brillante e vivace, il regista cerca di rendere giustizia alla leggerezza frivola della commedia.

Il festival “Non ci resta che ridere” 2020 è frutto della collaborazione tra il Laboratorio teatrale Ridi Pagliaccio (produttore), la Fita–Grosseto (organizzatrice), il Comune di Grosseto (co-organizzatore) e la Banca Tema (sponsor ufficiale del festival).

Il costo dei biglietti – già disponibili in prevendita presso l’Edicola “La Pace” di Grosseto, è di 12 euro.

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