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L’alluvione del 1966 diventa un libro

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municipio Castiglione della Pescaia
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CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – “Acqua passata – storia e memoria dell’alluvione del ’66 a Castiglione della Pescaia” un libro scritto a quattro mani da Pietro Pettini e Luigi Carotenuto, sarà presentato sabato 3 novembre alle ore 17, all’interno della sala consiliare Gabriella Lorenzoni, in via Cesare Battisti.

Il volume contiene la prefazione di Antonio Fanelli, dell’Università di Firenze e due premesse, del sindaco Giancarlo Farnetani e della vicesindaca Elena Nappi.

«Il 1996 – ricorda Farnetani – è l’anno in cui la Toscana scopre l’impellenza di un piano per la regimazione idrica. Molti fiumi rompono gli argini causando danni enormi, soprattutto a Firenze, dove oltre ai morti si piangono anche le numerose opere d’arte irrecuperabili. Pezzi di civiltà scompaiono sotto il fango e si perdono nel letto di corsi d’acqua impazziti».

«La campagna tra Grosseto e Castiglione è come un unico canale liquido e grasso in balia delle maree che rendono e risucchiano oggetti e carcasse di animali. Castiglione della Pescaia – continua Farnetani – in quei giorni è una comunità stupita da un evento naturale che riconduce ai tempi che hanno proceduto la bonifica. Nella memoria della gente torna un passato di padule e umidità, di malaria e stenti che sembrano oggi, nella stagione delle bandiere azzurre, lontanissimi e irreali».

«Questo libro – sostiene nel suo intervento la vicesindaca Elena Nappi – non è solo un libro, è una testimonianza unica e preziosa. L’architetto Pietro Pettini, profondo conoscitore della storia del nostro paesaggio, racconta, assieme alle immagini di Luigi Carotenuto, cosa accadde in quella che è storicamente definita “l’alluvione” per antonomasia, quando le acque allagarono completamente la piana castiglionese, provocando ingenti danni anche in questi luoghi mai saliti alla ribalta della storia, fino ad oggi».

«Raccontano di un territorio abbandonato a se stesso per giorni – aggiunge Nappi – in un tempo nel quale non esistevano né la Protezione Civile con il suo volontariato organizzato né i sistemi di previsione e prevenzione. Ricordano la speranza nata da quella tragedia con l’auto-organizzazione dei castiglionesi, l’impegno dell’amministrazione comunale e l’arrivo spontaneo degli aiuti da ogni parte d’Italia. Il simbolo più bello e struggente fu l’operato degli “angeli del fango”, giovani di tutto il mondo che corsero a dare speranze e una mano».

«Questa pubblicazione – spiega l’assessore alla Cultura Susanna Lorenzini – ha come intento quello di ricordare un evento divenuto ormai “storico” e divulgare testimonianze, immagini e documenti inediti mai presentati al pubblico, di un’alluvione, quella del 4 novembre 1966 “sconosciuta”, perché mai raccontata. Con questo lavoro puntuale sono restituiti alla memoria collettiva fatti, personaggi e immagini mai narrati sino ad oggi».

«Il testo – espone Lorenzini – è composto da due parti distinte. La prima, scritta da Pietro Pettini, di carattere scientifico, che illustra con grande precisione e ottime immagini la formazione del bacino idrografico in cui è avvenuta l’alluvione, le caratteristiche idrauliche ed il contesto storico. Luigi Carotenuto, invece, ha suddiviso a sua volta il suo lavoro in due parti, iniziando da cenni di carattere antropologici sulla formazione della memoria collettiva e prosegue con la narrazione della ricerca sul posto negli archivi e delle testimonianze, a cui ha dato un taglio narrativo, di facile lettura, accompagnando il tutto da una serie di 52 immagini inedite».

«Luigi Carotenuto – rivela l’assessore alla Cultura – ha inserito anche copie di atti dell’Amministrazione comunale, dei telegrammi e la trascrizione delle testimonianze di quattro persone che subirono fortemente l’alluvione nei poderi. Inoltre, sono presenti le trascrizioni di due interviste fatte a castiglionesi. La prima a Angelo Magagnini, all’epoca era vicesindaco, che contribuì da subito alla macchina dei soccorsi, l’altra, a Valfredo Beccari, che vide arrivare l’alluvione e approntò una squadra di aiuti».

Nel volume è presente anche un articolo molto suggestivo su Altidoro Roggiolani, che salvò 180 persone e le parole di gratitudine di molti castiglionesi nei confronti sulla squadra dei soccorritori di San Benedetto Po diventato successivamente comune gemellato con Castiglione della Pescaia.

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