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D’istruzioni d’arte: Mario Iacomini presenta “Le evoluzioni del tipico e la cucina come arte”

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Museo delle Clarisse
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GROSSETO – «La Cucina come Arte trascende il food design e agisce forme nuove, ad esempio la FormaSapore nelle sue tante declinazioni». Con queste parole sull’estetica del cibo si presenta nuovamente a Grosseto, dopo una prima esperienza espositiva e laboratoriale proposta nel 2011, l’intellettuale e teorico eretico, cuoco, fotografo e videomaker Mario Iacomini, ospite dell’ultimo incontro del corso D’Istruzioni d’arte, in programma mercoledì 17 maggio alle 17.30, nella sala conferenze di Clarisse Arte. Durante l’incontro, Mario Iacomini sarà intervistato da Emilio Guariglia (caporedattore del Tirreno) e da Mauro Papa (direttore di Clarisse Arte) per spiegare la filosofia che anima la sua lunga attività di “agitatore culturale”.

«Per me il tipico – spiega Iacomini, nato a Tagliacozzo nel 1966 – è variabile dipendente non solo dallo spazio, ma anche dal tempo, dal contesto geografico e da quello storico-culturale. Per la mia generazione, ad esempio, è prodotto tipico anche la patatina fritta e il formaggino. Sono cioè produzioni tipiche anche quei prodotti industriali che, a cavallo degli anni Settanta, permisero alle nostre lingue di mappare altre porzioni di spazio dell’UniversoSapore». E ancora: «Il Sistema Urbano Cittadino sarà sconfitto dalla storia. Il sommovimento degli attuali modelli economici e sistemi produttivi è possibile solo attraverso un nuovo Rinascimento del Gusto capace di attivarsi nei territori di confine delle diverse aree espressive, là dove si rinnovano o nascono i linguaggi. La Cucina come Arte (e come Atto Politico) non poteva che nascere in un territorio di confine». Per rinnovare i linguaggi, in singolare analogia con quanto professava inizialmente il grossetano Luciano Bianciardi, Mario Iacomini ha scelto di vivere e lavorare in un territorio marginale, dal punto di vista geografico e culturale, nel cuore dell’Abruzzo, e in un territorio di margine, la Maremma, tornerà a divulgare domani il suo pensiero.

CuocoCustode dell’Osteria Futuro di Scurcola Marsicana, Mario Iacomini da oltre 20 anni produce e sviluppa un lavoro di ricerca e sperimentazione nella Marsica denominato “Tradizioni e Culture in Movimento (Le Nuove Forme del Gusto / Le Evoluzioni del Tipico)”. Tale lavoro si è concretizzato in una teoria sistemica (nuovi modelli di analisi, di ristorazione, di filiere, etc,) con cui agi[ta]re…una ‘Nuova Visione dello Sviluppo Ecostostenibile e Biodiverso”, e in una mole significativa di idee progettuali che ama definire “Unità di Sistema”.

Nel 2010 pubblica il libro manifesto “Rinascimento del Gusto /Caravanando fra i due Mari” (Palombi Editori, 2010), compendio dei tanti scritti pubblicati su siti internet, blog e forum. Nel 2015 ha partecipato al Festival dell’Eresia di Orvieto e all’Expò di Milano, nel Padiglione Biodiversity Park, dove ha presentato il suo docu-film “Gustandofuturo” (sottotitolo: “Lo stato delle Cose e le Possibili Prospettive/Concetti per l’Educazione Alimentare”), risultato di un progetto di ricerca finanziato dal MIUR nel 2012.

“Rinascimento del Gusto…” è un libro d’arte e al tempo stesso un originale saggio/manifesto che presenta alcuni aspetti della complessa e articolata ricerca dell’autore sul gusto (organolettico) e sul concetto di tipico, offrendo al dibattito, contro l’omologazione imperante, nuove proposte per lo sviluppo dei territori. «Il passaggio secondo noi necessario – scrive Iacomini – è quello di far evolvere la Cucina da fatto artigianale a fatto espressivo, all’interno di una concezione nuova del Tipico». Il nuovo concetto di “tipico”, secondo l’autore, deve coniugare la possibilità di realizzare prodotti sani e accessibili a tutti (“democrazia alimentare”) con istanze espressive (“La Cucina Come Arte”), muovendo alla critica del gusto, non solo quello organolettico.

Secondo Iacomini la Cucina, come la poesia il cinema o la fotografia (mezzi espressivi praticati da Iacomini), è Arte. Non “arte culinaria” genericamente intesa, né l’arte gastronomica futurista e neanche la “eat art” di Spoerri o di tanti altri artisti visuali che indagano in modo convenzionale la qualità della forma della pietanza cucinata. La Cucina Liberata di Iacomini vuole fondare una nuova estetica gastronomica che vada oltre il “food design” attraverso il riconoscimento che “deve essere il sapore, non altro, lo specifico di linguaggio, la materia linguistica dell’arte culinaria” (“Se la poesia aveva le parole, la musica le note, la fotografia la luce, la pittura i colori, anche la Cucina aveva in sé la materia con cui comunicare: il suo specifico di linguaggio, il sapore”). Articolare sul sapore il lavoro di ricerca sull’estetica vuol dire trascendere dalla sola analisi di linee, volumi, colori, consistenze delle pietanze per concentrarsi sulle sue nuove specificità, sulle qualità-concetto che definiscono “il suo possibile profilo, la sua Forma (?)”: “quantità e durata”. Queste specificità, articolate dal “processo-principio costruttivo del montaggio”, vengono tradotte “dall’artista – costruttore di sapori” in nuove forme, in veicoli espressivi capaci di elaborare una nuova concezione del “gusto” legata alla categoria del “piacevole”, cioè quella caratteristica – non solo gastronomica ma anche estetica e simbolica – che attrae e seduce il gusto a prescindere dall’alimento convenzionalmente “buono”.

Iacomini ha cucinato e cucina “Le Nuove Forme del Gusto” per lo sviluppo dei territori. All’interno del suo primo ristorante La Cantina del Brigante, e dal 2016 in Osteria Futuro, veri e propri “laboratori del gusto”, ha basato e basa la sua Cucina sull’indagine della “forma della struttura intima del sapore”, ricavandone nuove tipologie: strutture amorfe, neutri, precipitati, sapori dinamici. I suoi piatti, “Evoluzioni del Tipico”, vere e proprie “opere d’arte sperimentali”, preparati con prodotti autoctoni, sani e genuini, hanno permesso alla produzione agropastorale-silvo-pastorale Biodiversa abruzzese, innanzitutto, di essere inserita all’interno delle dinamiche più innovative della produzione culturale rivelando tutto il loro valore espressivo solo nel momento del consumo da parte dei clienti, adeguatamente preparati a utilizzare nuove categorie di analisi per comprendere la percezione del nuovo gusto. Le nuove categorie di analisi sono comprese in una “pedagogia alimentare” (che è “pedagogia dello sviluppo”) che cerca di rendere condivise e oggettive certe capacità di riconoscimento percettivo ritenute da sempre soggettive o ineffabili, in maniera analoga a ciò che, nell’ambito pittorico, propose Kandinsky col suo testo “Punto, linea, superficie”, finalizzato a comprendere e normalizzare le forme astratte in una vera e propria scienza dell’arte.

«Questo comunicato – rivela infine Iacomini – è praticamente uguale a quello che venne fatto in occasione della mia prima visita a Grosseto, nel 2011. E non è uguale perché sono rimasto uguale io, o le mie teorie, ma perché è rimasto uguale il sistema della critica del gusto, in un ritardo cronico sulle idee più radicali e avanzate che giungono da territori (anche dell’essere) altri, lontani e apparentemente marginali».

Il ciclo di 10 incontri consiste nella presentazione di argomenti, libri, filmati sull’arte contemporanea con scopo divulgativo e didattico, ma sempre con un occhio attento alla decostruzione della storia dell’arte. Il ciclo è arricchito dalla presenza di “testimoni eretici” che forniranno le loro ricette, le loro “d’istruzioni” per pensare e usare l’arte in modo nuovo.

Il corso è aperto a tutti. Gli incontri sono stati pensati per i soci, per partecipare quindi, occorre associarsi a Fondazione Grosseto Cultura. E’ possibile sottoscrivere la tessera che dà accesso a molti vantaggi, durante le lezioni stesse, oppure accedendo al sito internet www.fondazionegrossetocultura.it e pagando con carta di credito o bonifico. In alternativa è possibile rivolgersi agli uffici di Fondazione Grosseto Cultura, in via Bulgaria 21, in orario dalle 9 alle 13, dal martedì al venerdì. Per info: 0564-453128 / 488547, e-mail: clarissearte@fondazionegrossetocultura.it

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