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Cena francescana nel chiostro medievale: alla maniera dei frati nei giorni di festa

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GROSSETO – A cena con i Frati del San Francesco. Ma non sarà una cena qualsiasi, intanto perché si terrà sabato 30 settembre, giorno in cui la parrocchia darà inizio a tutta una serie di iniziative che culmineranno il 4 ottobre, giorno in cui si celebra San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, ma sarà un vero e proprio riappropriarci della memoria come patrimonio della nostra cultura, presente anche nella nostra città. Un’occasione per conoscere ancor di più la vita dei frati francescani nel corso dei tempi e della storia e questa volta attraverso una “chiave” del tutto particolare ed originale, il cibo.

In realtà i frati di Francesco non erano poi cuochi così esperti per un motivo ben preciso, tanto è vero che una volta un frate guardiano fece dipingere a grossi caratteri sulla parete che fronteggiava il refettorio: “Si non fuerit satis, mementote paupertatis” (Se non sarete sazi, ricordatevi che siete poveri). Nel mondo francescano, infatti il cuoco conventuale era ad tempus, cioè svolgeva quel compito solo per un periodo limitato, quindi non aveva la possibilità di affinare la sua arte, ma poteva soltanto servirsi del suo ingegno. Inoltre la mensa era frugale perché condizionata dalla questua, dalla magra dispensa e dai prodotti della terra che i frati riuscivano a produrre o che ricevevano in offerta. Per questo nella vita francescana la gastronomia non fu mai una scienza, come in altri ordini religiosi, e non ebbe mai una tradizione orale e scritta.

Ma se il pasto semplice e frugale era per i frati la regola, non poteva, nei giorni di festa, mancare l’eccezione. Ecco così che ingegno, fantasia e un pizzico di abilità consentirono di elaborare piatti gustosi che saranno proposti proprio durante la cena francescana del 30 settembre, a cura della Obiettivo Francesco onlus. Ecco il menù: si inizierà con un crostone con pancetta e noci, seguiranno torta con erbe dell’orto, cacio e miele e frittata di cipolle all’aceto di botte (quest’ultima immancabile nei conventi perché l’aceto veniva impiegato in mille occasioni, come condimento, igienizzante, decalcificante, medicamento, ecc.). Seguiranno una zuppa di farro con legumi dei sacchi (anche questi, pieni di legumi di vario tipo, erano sempre presenti nelle cantine dei conventi) e polenta con il capriolo.

Non mancheranno, certo, i dolci: schiacciata con l’uva, dolcetti delle monache accompagnati da vino liquoroso e, soprattutto, i celebri Mostaccioli di San Francesco, biscotti grandi un dito, a base di farina, miele, mandorle tostate, cannella, scorza d’arancia, che San Francesco stesso richiese a donna Jacopa di Settesogli di preparargli, inviandogli una lettera ormai prossimo alla morte: “A donna Jacopa, serva dell’Altissimo, frate Francesco poverello di Cristo augura salute e la comunione nello Spirito Santo nel Signore Gesù Cristo. Sappi, carissima, che Cristo benedetto, per sua grazia, mi ha rivelato che la fine della mia vita è ormai prossima. Perciò, se vuoi trovarmi vivo, vista questa lettera, affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli. Infatti, se non verrai prima di tale giorno, non mi potrai trovare vivo. E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la sepoltura. Ti prego ancora che mi porti di quei dolci, che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma”.

Ma la cena sarà ancor più preziosa perché ospitata nella suggestiva cornice del chiostro del ‘500 del convento, in cui, per l’occasione, sarà ricostruita un’originale ambientazione medievale con figuranti in costume d’epoca che serviranno le portate. Il costo di questa particolare cena francescana è di 20 euro a persona e l’incasso sarà interamente devoluto alle missioni francescane. Chi vuole partecipare deve prenotarsi direttamente dai frati del Convento del San Francesco.

Lo stesso giorno, ma alle ore 17, all’interno della Chiesa, sarà offerto un momento culturale molto significativo che andrà a leggere come Francesco e il francescanesimo successivamente abbiano influito nei vari ambito della società. Il professor Antonio Paolucci, già direttore dei Musei vaticani e degli Ufizzi a Firenze, leggerà la croce dipinta sopra l’altare, attribuita a Guido di Graziano XIII secolo, nel passaggio dal Cristo trionfante al Cristo sofferente. A seguire la San Michele e Orlando di Lasso Ensemble, diretta dal maestro Gaetano Schipani, esibirà alcuni brani dal Laudario di Cortona, anch’esso del XIII secolo, primo documento noto di volgare italiano posto in musica. Alle 19 si terrà la Santa Messa presieduta dal Vescovo di Grosseto Rodolfo Cetoloni e subito dopo sarà inaugurata nel chiostro la Mostra missionaria a cura del Centro missionario dei Frati Minori. Infine alle 21,30 si esibirà la Polifonia del Cinquecento G.P. da Palestrina T.L. da Victoria. Dirigerà il maestro Gaetano Schipani.

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