Cultura
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Febbraio

Aspettando San Valentino “d’amore e d’ozio”: al via il nuovo itinerario al museo archeologico. Ecco quando

Evento Terminato

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museo civico archeologico Isidoro Falchi Vetulonia
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CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Al via domenica 13 febbraio, alle ore 11:00, il nuovo “Itinerario dell’ozio” attivato nelle sale del Museo civico archelogico Isidoro Falchi di Vetulonia. Un percorso nel percorso dedicato ai temi della musica, della poesia, del simposio, nei quali si racchiude e sintetizza il senso delle “non attività” che scandiscono dall’antichità ad oggi i momenti del relax e del “tempo libero”, quel tempo che l’essere umano prende per se stesso, dedicandosi per intero a ciò che più ama.

Punto di partenza “materiale” del nuovo itinerario è la vetrina riallestita nel cosiddetto “Angolo dell’otium” ricavato nella sala B del museo che, attraverso l’esposizione di inediti originali e copie di reperti conservati in altri musei d’Italia, introduce il visitatore all’interno di una nuova narrazione che prende vita dai pochi oggetti esposti capaci di raccontare i “temi dell’ozio”, per guidarlo alla scoperta degli altri oggetti custoditi nelle sale del museo, come i dadi e le pedine da giuoco, il sonaglio per ninnare i bambini, i vasi per bere il vino mescolato con l’acqua, il miele e le spezie e il kottabos per giuocare insieme al termine di una festa, ed altro ancora, riscoprendo insieme un passato che continua senza interruzioni nel nostro presente.

A condurre per mano il visitatore sarà la nuova “progressive web app (PWA)” del MuVet, una sorta di «ibrido tra le normali pagine web e le applicazioni mobili» – spiega Ginevra Niccolucci, presidente dell’Associazione culturale Prisma, cui si deve la sua realizzazione, che comprende al suo interno contenuti e voce, prima fra tutte quella degli strumenti musicali a fiato che i visitatori potranno ascoltare durante la visita, godendo in contemporanea dell’esperienza visiva o tattile delle loro riproduzioni.

Dal progetto archeologico e musicale di Simona Rafanelli, direttore scientifico del MuVet, e di Stefano “Cocco” Cantini, sassofonista jazz di fama internazionale, ha preso l’avvio un viaggio assolutamente inedito, quello “alla ricerca di un suono”, volto a recuperare la voce autentica degli strumenti musicali a fiato del nostro “passato etrusco”, a partire dallo studio e riproduzione al vero di un piccolo lotto di strumenti a fiato, in legno di bosso e in avorio, recuperati nelle acque della Baia del Campese dal relitto di una nave affondata presso l’Isola del Giglio 2.600 anni fa, e di due strumenti a fiato in osso di cervo restituiti dal corredo funerario di una tomba scoperta accanto a quella celeberrima del Tuffatore nella necropoli extraurbana di Paestum.

Musica, canti, esibizioni, mescolati alle essenze che bruciavano negli incensieri di bronzo, formavano l’atmosfera che si respirava, al termine del banchetto, durante il simposio, la cerimonia dedicata alla mescita del vino, da attuare fra “uguali”, ossia fra convitati appartenenti al medesimo elevato ceto sociale.

E fra tutti i giuochi, quello “che di preferenza soleva rallegrare i banchetti galanti”, come ci racconta l’archeologo Luigi Pernier (1919), genero di Isidoro Falchi, il medico-archeologo cui si deve la riscoperta di Vetulonia, era il gioco del kottabos, inventato in Sicilia e largamente diffuso in Grecia e in Etruria.

Al celebre kòttabos di Vetulonia, l’arredo che ha il medesimo nome del giuoco restituito da un deposito votivo scoperto sull’Acropoli della città etrusca, è stata riservata nel nuovo allestimento una vetrina apposita, ove ancora si esibisce il piccolo Sileno danzante, personaggio del mito al seguito di Fufluns dio del vino, che coronava l’asta dell’arredo bronzeo.

E infine, al centro della vetrina, una vera e propria sorpresa, che ha sancito l’ingresso del MuVet negli itinerari montaliani d’Italia. Accanto al cofanetto entro il quale era riposto, accompagnato dall’autografo di Irma con la dicitura “Il pegno”, il piccolo pendaglio etrusco inviato da Eugenio Montale alla sua musa e amante americana di origine ebraica Irma Brandeis, celebrata come Clizia nelle sue poesie, a suggello e ricordo del loro amore e come amuleto portafortuna. Recuperato da Marco Sonzogni, italianista e poeta pavese, dalle mani dell’ultima “erede” delle memorie di Irma e donato al museo di Vetulonia, il “pegno” coronava un nettaunghie etrusco-piceno in bronzo indossato in antico come pendente per collana e riproduce l’immagine di una figurina femminile nuda, una sorta di piccola Venere o dea della fertilità, simbolo dell’eternità della vita.

«Il talismano di Montale, strumento ad un tempo della toeletta e dell’abbigliamento della donna etrusca – sottolinea compiaciuta Elena Nappi, sindaca di Castiglione della Pescaia, che segue anche le politiche culturali del Comune – introduce una nota di delicata curiosità nel percorso del museo e sottolinea una volta di più la vocazione al femminile della sua formula espositiva, in perpetua espansione e rinnovamento, che rappresenta una voce costante di richiamo e una fonte di attrazione».

Durante la giornata che precede San Valentino, le coppie presenti all’interno del Falchi si potranno scattare un selfie accanto al pegno d’amore fra Eugenio ed Irma e condividerlo anche sulla pagina Facebook della struttura, utilizzando l’hastag #MuVet2022.

«Una formula “al femminile” – ribadisce il direttore del museo Simona Rafanelli – alla quale non intende sottrarsi neanche il nuovo allestimento dello spazio riservato agli straordinari gioielli in oro usciti dalle mani sapienti dei maestri orientali e degli orafi etruschi che operavano fianco a fianco nelle botteghe di Vetulonia e che hanno guadagnato alla città etrusca la fama di “città dell’oro”. Una produzione orafa senza precedenti caratterizza la frazione castiglionese nel secolo dell’apogeo della cultura etrusca, il VII avanti Cristo, che dà luogo a capolavori assoluti nelle tecniche orientali della granulazione, della filigrana e dello sbalzo, adottate nell’elaborazione di collane, pendenti, bracciali, spille e aghi crinali che adornavano i corpi, le vesti, le chiome dei Re e delle Regine, proiettando la loro luce eterna oltre la soglia della dimensione terrena per attestare anche nell’aldilà il medesimo statuto aristocratico e i medesimi privilegi di cui il defunto e la defunta avevano goduto in vita e andando a ricomporre, nella morte, la medesima immagine sfarzosa che quelli avevano sfoggiato nel corso della loro esistenza terrena».

«Ed è un vero e proprio “popolo” di donne, dai volti indistinti e dalle acconciature antiche e moderne – spiega il direttore Rafanelli – capaci di attraversare il tempo, quello che sfila a testa alta all’interno della nuova vetrina degli ori, sfoggiando, accanto alle spille e alle placche per decorare le vesti, corone con pendagli che assecondano l’ovale del viso e orecchini dalle fogge più varie che anticipano di tremila anni la moda contemporanea».

«Abbiamo già gettato le basi della mostra evento 2022 – conclude Elena Nappi – e lavoriamo proiettati alla tarda primavera quando presenteremo il nostro progetto, ma domenica a Vetulonia potremo scoprire i nuovi allestimenti. Ho vissuto passo dopo passo con lo staff del Museo tutta la fase di preparazione delle novità che andremo a inaugurare e mi sono sentita coinvolta emotivamente dai tanti e importanti risultati ottenuti. Spero così di condividere questa sensazione con tutti gli appassionati di archeologia che affollano sempre più numerosi i nostri appuntamenti, con la certezza che solo l’amore per la conoscenza può riuscire a tramandare alle future generazioni quanto, in natura, arte e bellezza, è custodito a Vetulonia».

L’evento, programmato nel rispetto delle vigenti norme sanitarie, è a ingresso libero, sarà gradita la prenotazione.

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