Storia e tradizione

Chicche di Maremma: la nascita di Castell’Azzara, una storia di caccia e di dadi

Chicche di Maremma 2020

CASTELL’AZZARA – C’era una volta un fitto bosco sconfinato intorno a Santa Fiora, e c’erano due fratelli che amavano cacciare. Non erano due giovani tra i tanti, erano Aldobrandeschi, figli del conte di quello che oggi è stato definito uno dei borghi più belli d’Italia.

Ma torniamo alla nostra storia. I due fratelli, uniti da un affetto profondo, condividevano una passione smisurata per la caccia. Per le loro battute prediligevano un’altura rivestita di fittissima macchia, particolarmente ricca di selvaggina. Essendo la località molto distante da Santa Fiora, un giorno in cui la battuta era stata più faticosa del solito, decisero di costruirvi un castello per soggiornarci durante le cacciate.

Per gli Aldobrandeschi che, come si diceva all’epoca, possedevano “cento e più castella”, uno in più o uno in meno voleva dire ben poco. E il castello fu costruito in brevissimo tempo.

Era bello il castello, così tanto da far nascere in entrambi l’ardente desiderio di diventarne il padrone assoluto. Premessa: i due giovani Aldobrandeschi non avevano mai avuto contrasti, tranne qualche battibecco da piccoli, come è normale che sia tra fratelli. Ma quel castello era così perfetto da diventare immediatamente “il pomo della discordia” del loro inattaccabile rapporto.

Iniziarono lunghe discussioni, si accesero dispute: il maggiore rivendicava il castello facendo leva sulla sua “anzianità”, il minore puntualizzando che era lui ad aver avuto l’idea.

Il contrasto continuò fino a quando i due fratelli, rendendosi conto che il loro splendido rapporto si stava compromettendo per un futile desiderio, decisero di sfidarsi a zara, il gioco dei tre dadi: al vincitore sarebbe andato in premio il bellissimo castello.

In ricordo di quell’episodio, il maniero fu battezzato “Castello giocato a zara” (che nel tempo, per facilità di pronuncia, diventò Catell’azzara), e furono costruite tre torri sormontate da tre grandi dadi in pietra. Torri e dadi ancora oggi simbolo del paese.

Attorno al castello sorsero via via casette, abitate da boscaioli e pastori. Con la scoperta delle miniere, poi, Castell’Azzara divenne un vero e proprio paese.

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