
GROSSETO – “Una ferita che dobbiamo sempre tenere bene a mente: questo è il 4 novembre del ’66. Quando il fiume Ombrone rompe gli argini, Grosseto si scopre fragile. Il dolore inonda le vie ed entra negli scantinati, nelle abitazioni, nelle attività commerciali. Sono ore cupe, cruente” il sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, ricorda l’alluvione che devastò la Maremma.
“Il capoluogo è sfiancato. Altrove, in Toscana, accade altrettanto: penso a Firenze, culla del Rinascimento. La nostra è quella che Rotella e Bianciardi definiranno l’alluvione della povera gente: un incubo dentro al quale sprofonda una popolazione fragile, in cui la disoccupazione è tanta e le risorse sono poche. Ecco, è in quel 4 novembre e nelle giornate a seguire che si consolida lo spirito irriducibile dei grossetani”.
“È questo, forse più di ogni altro, l’elemento che segna la storia contemporanea della nostra città. Oggi la situazione è differente: abbiamo argini ben rinforzati e un sistema di Protezione civile potenziato e completamente riorganizzato e al passo con i tempi. C’è anche un efficiente piano preventivo di evacuazione e le condizioni per gestire al meglio ogni possibile evenienza. Ma ripensare a quanto accadde il 4 novembre del ’66 fa male. È un colpo al cuore. Ma come il ricordo di quei momenti può produrre in noi sconforto, allo stesso modo la memoria delle giornate che seguirono, la forza e la tenacia delle persone di Grosseto, deve farci sentire tutti orgogliosi. Orgogliosi delle nostre origini, del nostro passato e consapevoli che il futuro, grazie al duro lavoro fatto dal ’66 a oggi, sarà senza dubbio migliore”.