
GROSSETO – Tra non molto il chierichetto, il sagrestano e la donna di chiesa che nel corso della Santa Messa passano tra le panche con il cestino o il sacchetto della questua dove i fedeli versano l’obolo, andranno a sparire.
Al loro posto vi sarà un Pos, o più semplicemente un “bussolotto elettronico” che consentirà di ricevere offerte in bancomat e carte di credito.
C’è chi arriccia il naso, non condividendo questa modernità, trovandola distante da quella umiltà e semplicità che la Chiesa dovrebbe perseguire, ma l’indirizzo è ormai tracciato.
L’obolo diviene “cashless” ed i fedeli potranno fare un’offerta con carta o bancomat, senza bisogno di avere con sé contanti.
Va sottolineato che da tempo la Chiesa assiste ad un calo strutturale di introiti ed il Pos può essere la soluzione migliore per aumentarli. Del resto in Gran Bretagna, ad esempio, pare che nelle chiese dove sono stati adottati, le donazioni siano aumentate del 97 per cento.
Lo stesso Vaticano ha introdotto la possibilità di versare l’obolo di San Pietro tramite bonifico, con carta di credito o PayPal.
Il motto da adottare è di fatto “Basta con le monetine in Chiesa” ed al riguardo torna alla mente quel film di Pieraccioni in cui Ceccherini, fratello scavezzacollo, forzava in Chiesa la cassetta delle elemosine, impossessandosi dei soldi e dichiarando di aver fatto il bancomat. In futuro sarà impossibile!
Si tratta insomma di un cambiamento notevole, perché sino ad oggi le offerte sono state fatte solo con banconote e monete. È stato peraltro ormai avviato un vero e proprio progetto, nato dalla collaborazione tra una Banca, una Società specializzata nel pagamento digitale e la stessa Conferenza Episcopale Italiana.
Chissà, forse a questo punto, per stare al passo con i tempi ed i cambiamenti, anche coloro che chiedono l’elemosina fuori dalle Chiese dovranno, per adeguarsi, dotarsi di un POS per poter ricevere delle elargizioni tramite carte di credito, debito e prepagate.
Che cosa dire!? Semplicemente: “sic mundus procedit”.