
GROSSETO – «Sull’Ombrone le motoseghe hanno già cominciato a lavorare: un chilometro di bosco ripariale, in località Voltina, è stato raso al suolo. Ma la minaccia non si ferma qui: le autorizzazioni richieste potrebbero estendere il taglio fino a oltre diciassette chilometri complessivi di sponda fluviale». A raccontarlo Francesco Pratesi di Italia Nostra Sezione Maremma Toscana, Roberto Barocci del Forum ambientalista e Luca Passalacqua, Wwf sezione Maremma.
«Non è una vegetazione qualsiasi. Si tratta di pioppi bianchi, alberi nobili e longevi che possono raggiungere età secolari e dimensioni monumentali. Non a caso Leonardo dipinse la Gioconda proprio su legno di pioppo bianco. Insieme a olmi e salici, questi giganti verdi hanno formato negli ultimi cinquant’anni un bosco di alto fusto unico, habitat prezioso e insostituibile per la biodiversità della Maremma».
«Eppure questo patrimonio naturale rischia di finire ridotto in tronchi da bruciare. A richiedere i tagli è infatti una società attiva nel settore delle biomasse: un dettaglio che fa pensare più a una manovra speculativa che a reali esigenze di sicurezza idraulica. Non a caso l’area non è mai stata interessata da interventi del Consorzio di bonifica: gli argini sono solidi, le golene ampie e non vi sono insediamenti a rischio» continua la nota.
«A pagare il prezzo non sarebbero solo gli alberi, ma l’intero ecosistema che vive intorno a loro: aironi, picchi, mammiferi, insetti impollinatori, e la stessa flora ripariale». Italia Nostra, Wwf e Forum ambientalista chiedono «chiarezza e il blocco immediato delle autorizzazioni: la biodiversità non può essere sacrificata sull’altare delle biomasse».
Le associazioni segnalano inoltre «l’anomalia di concessioni demaniali rilasciate a canoni irrisori e l’assenza di una Valutazione di incidenza ambientale (Vinca), fondamentale per tutelare un’area che rappresenta un corridoio ecologico tra i siti Natura 2000. Non solo: i tagli in corso rischiano di vanificare i monitoraggi scientifici finanziati dal Pnrr con il progetto “Maremma Natura”, che ha già dimostrato l’elevato valore ambientale del tratto interessato.
«Bruciare pioppi secolari per produrre energia è un controsenso – dichiarano le associazioni –. Sono alberi che assorbono CO₂ e garantiscono servizi ecosistemici vitali. La Maremma ha bisogno di biodiversità, non di speculazioni. Già a fine agosto l’Ente Parco a nome del presidente Rusci aveva proposto l’apertura di un dibattito, coinvolgendo il Comitato scientifico, circa l’opportunità e le modalità di taglio. Questo considerando l’alto valore ecologico della vegetazione riparia in questione, ormai evoluta in bosco di alto fusto grazie all’assenza di interventi negli ultimi 50 anni».
«Questo tratto di fiume Ombrone non è stato interessato neanche dagli interventi del Consorzio di Bonifica, evidentemente perché non vi sono problemi di ordine idrogeologico o rischio idraulico. Qui la vegetazione ripariale è costituita soprattutto da pioppo bianco anche di notevoli dimensioni, questa specie, al contrario del pioppo nero comunemente coltivato e spesso naturalizzato, può raggiungere età plurisecolari con portamenti e strutture monumentali. Per la composizione vegetazionale, a dominanza di pioppi, olmi e salici, le fasce boscate lungo l’Ombrone sono a nostro avviso a pieno titolo habitat di interesse comunitario tutelati dalla legge regionale 30/2015; ancora più grave quindi che ne venga autorizzato il taglio forestale con le modalità che abbiamo visto» conclude la nota.