GROSSETO – I frequenti casi di accoltellamenti che ripetutamente si verificano nella nostra città inducono a considerare il fenomeno ed esternare alcune riflessioni. Pensavamo che la cultura del coltello, qua da noi derivante da quella fanciullesca del “coltellino”, facesse parte di un passato remoto ormai affossato. Dobbiamo invece prendere atto che non è così!
Possederlo e portarlo in giro, spesso nascosto tra la cintura del pantalone e la pelle, è per molti giovani quasi uno stile di vita. Abbiamo cercato di indagare un po’, per conoscere più da vicino questo fenomeno comportamentale. C’è chi vorrebbe circoscriverlo a culture diverse dalla nostra, ma non è proprio così. Il problema c’è, riguarda la comunità e non è affatto da sottovalutare.
Del resto acquistare un coltello è facile: se ne vendono collezioni a pochi euro addirittura in edicola. Coltelli si trovano in ferramenta, nelle armerie, dal tabaccaio, nel negozio di articoli sportivi. Esiste peraltro l’Aisca, ovvero l’Associazione Italiana Salvaguardia Coltello d’Arte.
Cartolerie, supermercati, bancarelle non sono da meno e questa “arma impropria”, come la definisce la legge, si può trovare facilmente e può essere acquistata anche da minori. Non vi sono infatti norme di divieto. “È forse una novità – dichiara un tabaccaio – avete veduto negli autogrill che cosa si trova!?”.
Prendiamo atto che balestre, macheti, kriss asiatici, stelle di ninja, pistole a scarica elettrica e pure spray al peperoncino stanno accanto a scatole di biscotti, stecche di cioccolata, bottiglie di liquore. Acquistare anche scimitarre, coltelli malesi e lame di ogni foggia e misura è semplicissimo.
“Non è prevista licenza di porto di coltelli – dichiara un operatore di vigilanza – si possono acquistare ma non portare in giro. La legge sancisce infatti il divieto di portarli fuori dalla propria abitazione (salvo autorizzazioni speciali e giustificato motivo), così come per armi, mazze, bastoni muniti di puntale, strumenti a punta e taglio atti ad offendere”.
La stessa cosa, del resto, vale per qualsiasi altro strumento utilizzabile in circostanze di tempo e luogo per l’offesa alla persona. Il fenomeno di troppi ragazzi in giro con un coltello in tasca è dunque assai pericoloso.
“Comunque, se hai il cervello disturbato – osserva un titolare di armeria – per fare guai basta l’arsenale che ciascuno di noi tiene in cucina”. Del resto non meno pericolosi possono essere un grosso cacciavite, un martello, una catena: anch’essi potenziali strumenti di offesa.
La questione è dunque solo quella di avere o no sale in zucca e di non essere violenti. Tornano alla mente i fanciulleschi “coltellini” con il manico di madreperla e di legno, ma… erano altri tempi e sarebbero altre storie!
