
FOLLONICA – “La misura è colma e PrimaVera Civica non può restare in silenzio davanti a questo modo di comportarsi nelle Istituzioni”. Così PrimaVera Civica commenta quanto accaduto a Follonica dopo le dichiarazioni del gruppo di maggioranza Prima Follonica.
“Quanto accaduto al consigliere Riccardo D’Ambra (peraltro appartenente alla Maggioranza di destra) rappresenta l’ennesima conferma del degrado istituzionale in cui è precipitato il governo cittadino – proseguono da Primavera Civica -. A lui va la nostra piena solidarietà, ma la condanna politica va dritta al sindaco Buoncristiani e al presidente del Consiglio comunale, primi responsabili di un comportamento che mina il rispetto delle regole. Al di là infatti del contenuto delle interrogazioni, rispetto alle quali non intendiamo intervenire, riteniamo insopportabile ed inaccettabile che il sindaco assuma comportamenti non curanti dei regolamenti che disciplinano il funzionamento democratico della macchina amministrativa”.
“Infatti, l’interrogazione presentata il 22 settembre dal D’Ambra è stata prepotentemente rinviata, ignorando il Regolamento comunale che ne imponeva la discussione al primo Consiglio comunale utile, quello del prossimo 29 settembre. Una scelta arbitraria e inopportuna, che dà l’idea di un potere esercitato più per convenienza che per senso delle istituzioni. Ci chiediamo: con quale diritto il Presidente del Consiglio decide di ‘disinteressarsi’ delle norme? E come può il Sindaco Buoncristiani tacere di fronte a un simile abuso, se non perché l’atto in questione tocca questioni amministrative delicate e su cui, forse, non c’è accordo in maggioranza? Le regole non sono un optional né un fastidio da aggirare, sono il fondamento minimo della convivenza politica”.
“Chi governa – attacca ancora PrimaVera Civica – deve esserne garante non il primo a calpestarle, come già accaduto in diverse altre occasioni. Questo episodio dimostra una volta di più la pochezza di una classe dirigente che confonde l’autorità con l’arroganza e la trasparenza con l’insabbiamento. Una gestione della cosa pubblica approssimativa e autoreferenziale che lascia la città nel pantano”.
