
GROSSETO – La settimana corta è ormai un tema che attraversa l’Europa anche se per adesso l’Italia ne sembra soltanto lambita. Alcune grandi multinazionali hanno iniziato una sperimentazione che ha portato anche a una crescita di produttività dei lavoratori. Ma questo può valere anche in Italia che non brilla proprio per l’indice di produttività? Qualche grande azienda italiana ci ha provato, da Intesa Sanpaolo a Luxottica, fino a Lavazza, Lamborghini e Siae.
A chiedere se è possibile adottare la settimana corta nei vari settori produttivi ci ha pensato nella mattina di ieri, 11 settembre, la Rai, con le telecamere di 1 Mattina News (Rai 1) che sono arrivate fino a Grosseto. L’occhio della Rai è stato ospite di Toscano Collezioni, per capire se e come questo modello possa funzionare anche in un settore artigianale come quello sartoriale.
Il giornalista Vittorio Introcaso, insieme ai colleghi in studio Maria Soave e Tiberio Timperi, hanno intervistato le sarte, il responsabile di produzione Enrico Straito e il fondatore dell’azienda Marco Berti, raccogliendo riflessioni che lasciano poco spazio ai dubbi. Se le sarte si sono dimostrare favorevoli alla settimana corta, tanto quanto potenzialmente l’azienda, non è mancato anche da parte di una giovane lavoratrice il pensiero: «Si potrebbe sperimentare, ma è bene che non vada a discapito della produzione dell’azienda». Anche perché alla fine dei conti, è anche sulla produttività e sui volumi che la forza lavoro riesce ad assicurarsi il salario.
Settimana corta: più facile in banca, meno nella manifattura
«Non ci sono macchine o automatismi che possano sostituire la sensibilità e la qualità del lavoro umano. Il tempo, per Toscano, è un fattore prezioso: è proprio il tempo di lavorazione che definisce la qualità dei nostri capi», dice l’azienda anche un post Facebook che richiama all’intervista rai con le parole di Straito e Berti.
Ed è qui che la sfida si fa evidente: se per banche e grandi industrie introdurre la settimana corta è più una questione di organizzazione e produttività, in sartoria (come in altri lavori artigiani e più “manuali”) ogni ora è parte del valore. Così come ha sottolineato in studio Rai anche il prof. Leonardo Becchetti (economista), l’orario ridotto non è un automatismo così semplice da applicare a qualsiasi tipo di azienda. La sfida della settimana ridotta rischia di scontrarsi con i limiti di settori altamente artigianali come quello tessile. Dove manualità, cura dei dettagli e tempi di lavorazione sono difficilmente comprimibili senza compromettere la qualità del prodotto finito.
Eppure, la disponibilità dell’azienda al confronto c’è. La visita della Rai diventa così l’occasione per dare voce anche alla Maremma in un dibattito che guarda al futuro del lavoro, cercando un equilibrio tra benessere dei lavoratori e identità di un mestiere antico, fatto di mani, sensibilità e dettagli. Spesso fondamentali, perché “lavorare per campare” e “campare per lavorare” hanno lo stesso numero di lettere e parole, ma sono concetti ben differenti. Ed ultimamente è proprio riflettendo su dicotomie come queste che molte persone, specialmente i più giovani, scelgono il posto di lavoro.


