
CAPALBIO – «Da oltre vent’anni percorro quotidianamente questo tratto della via Aurelia per andare al lavoro e far ritorno a casa la sera. È diventato il mio rito, la mia routine».
Esordisce così Marco Nieto, capogruppo di “Svolta… per l’Argentario” all’amministrazione comunale di Monte Argentario. Il consigliere fa un appello sulla messa in sicurezza del tratto stradale dove ieri si verificato un terribile incidente mortale.
«Eppure, ad ogni viaggio – dice Nieto -, la stessa sensazione: promesse, annunci, proclami di “tutto è pronto e stanziato” per partire con i lavori. Eppure quel tratto continua a parlare una lingua pericolosa: incidenti che devastano famiglie, vite spezzate e una ferita aperta nella normalità quotidiana. Non è una questione di spettacolarità: è una questione di sicurezza, di dignità, di futuro per chi passa lì ogni giorno».
«Perché raddoppiare le corsie? Perché, al momento, quel tratto di strada resta una trappola di velocità e confusione. In molte tratte della rete italiana, il raddoppio delle corsie non è solo una questione di scorrimento del traffico, ma una conquista di sicurezza: linee dirette, minori punti di scontro frontale, maggiore margine di manovra per i veicoli in sorpasso. L’assenza di corsie doppie rende problematico l’attraversamento di veicoli lenti, aumenta i rischi per i mezzi pesanti, e trasformata ogni uscita in un possibile incubo. A ciò si aggiunge una condizione spesso carente di illuminazione, segnaletica adeguata, barriere di sicurezza e spazi di emergenza: insieme, una ricetta per incidenti, per dolore e per ritardi che si scaricano su chi lavora, su chi studia, su chi vive in quelle comunità».
«La messa in sicurezza non è un lusso: è una necessità operativa. Diventa un investimento sul presente e sul futuro della zona, un impulso all’economia locale, una tutela per chi si muove tra La Torba e Il Chiarone, tra le città e le campagne che si intrecciano lungo questa arteria. Non si tratta di creare opere faraoniche o di mercanteggiare con la geometria delle tratte autostradali: si tratta di offrire una strada all’altezza della dignità di chi la percorre ogni giorno, con corsie separate, banchine protette, una buona illuminazione notturna, segnaletica chiara e interventi di messa in sicurezza immediati dove necessario».
«Nel corso degli anni ho assistito a una serie di annunci, di pressanti promesse e di dichiarazioni di cantierabilità. Qualcosa resta sempre sospeso: una scadenza spostata, una gara rimandata, una piramide di autorizzazioni che sembra non avere mai la vetta. E nel frattempo, ogni giorno, nelle vicinanze di La Torba e Il Chiarone, si continua a rischiare. Non è una questione di “opere perfette” o di contingenze della burocrazia: è una questione di responsabilità pubblica. Se si vuole davvero mettere in sicurezza quel tratto, serve una svolta, e serve ora».
«L’appello è chiaro e diretto: il presidente del Consiglio – in prima persona – si assuma l’impegno di realizzare finalmente la messa in sicurezza del tratto Aurelia La Torba – Il Chiarone, mettendo in campo un cronoprogramma vincolante, trasparente e verificabile. Non si tratta solo di annunci a distanza di mesi o anni, ma di un piano concreto che coinvolga tutti gli attori: enti locali, regioni, Anas o l’ente gestore competente, aziende appaltatrici, comunità interessate».
«La posta in gioco è alta: si tratta di proteggere vite, ridurre i tempi di percorrenza, aumentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e creare un esempio di efficiente intervento pubblico. La strada non è un simbolo di inefficienza o di inerzia: è una responsabilità che appartiene a chi amministra e a chi governa, a chi gestisce le opere pubbliche e a chi le paga con le tasse di una comunità. È tempo di trasformare le parole in atti concreti, di convertire le promesse in fatti visibili e misurabili. La messa in sicurezza del tratto di Aurelia La Torba – Il Chiarone non è solo una speranza, è una necessità. E ora è il momento di agire».
