
MASSA MARITTIMA – “Abbiamo appreso con sorpresa della recente istituzione di un’unità operativa complessa di chirurgia presso l’ospedale di Massa Marittima, affidata al dottor Cecconi”.
Così Fratelli d’Italia, coordinamento sanità Colline Metallifere, in una nota.
“Una decisione che lascia perplessi, considerato lo stato attuale del nosocomio: un ospedale che da anni subisce un progressivo depotenziamento, con la chiusura di reparti specialistici, l’accorpamento di unità operative, l’assenza di una terapia intensiva – e persino subintensiva – e una radiologia ormai ridotta ai minimi termini, con una Tac vetusta e inadeguata”.
“Pur riconoscendo le competenze professionali del dottor Cecconi, ci chiediamo come si possa garantire un’attività chirurgica complessa in assenza delle infrastrutture minime necessarie a operare in sicurezza. Secondo indiscrezioni, a dicembre potrebbero chiudere chirurgia, sala operatoria ed endoscopia: se così fosse, l’ospedale Sant’Andrea sarebbe ridotto per mesi a poco più di un punto di primo intervento”.
“Perché dunque creare ora una struttura complessa? La domanda sorge spontanea. Seguendo il noto adagio “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, ricordiamo che il dottor Cecconi è stato candidato alle recenti elezioni amministrative di Massa Marittima con il Partito Democratico, è stato eletto consigliere comunale e nominato presidente della commissione sanità del Comune. Non è forse lecito sollevare il dubbio di un potenziale conflitto d’interessi”?
“Il Pd, purtroppo, ci ha abituati a dinamiche in cui la politica precede la logica della buona amministrazione. Ma al di là delle malizie, i cittadini meritano trasparenza e soprattutto fatti: una vera riqualificazione dell’ospedale, con sale operatorie moderne, una terapia intensiva funzionale, radiologia attiva 24 ore su 24, una nuova Tac e personale adeguato alle reali esigenze del territorio”.
“Altrimenti, il rischio concreto è che il neo-direttore venga presto trasferito a Grosseto, lasciando il Sant’Andrea nuovamente svuotato, ma con l’obiettivo politico già portato a casa. A pagarne il prezzo, ancora una volta, sarebbero i cittadini delle Colline Metallifere”.