
GROSSETO – Durante gli esami di Stato non è consentito, nella prova scritta di Italiano, l’uso del “Dizionario dei Sinonimi e dei Contrari”. Lo ha disposto il Ministero dell’Istruzione, che ha invece autorizzato l’utilizzo del “Dizionario di Italiano” e, per chi non è madrelingua, anche di un dizionario bilingue.
È accaduto così che, su intervento dei vari commissari, il Dizionario dei Sinonimi e dei Contrari non abbia trovato accoglienza ed è stato bandito dalle aule d’esame. Una decisione che lascia perplessi e che appare frutto di valutazioni approssimative, se non addirittura cervellotiche.
Questo tipo di dizionario, infatti, non avrebbe potuto che aiutare i candidati a comprendere meglio i significati delle parole, migliorando la qualità dei testi scritti.
Non si tratta certo del “gran tormento del Manzoni”, che disperava della lingua, ma poterlo usare avrebbe rappresentato un’opportunità concreta per ottimizzare l’elaborato. Un vantaggio, peraltro, anche per chi lo avrebbe poi corretto.
Oltre a favorire chiarezza e comprensione di ogni lemma, l’uso del dizionario dei sinonimi permette anche l’inquadramento nella categoria grammaticale, l’individuazione dell’etimologia e la spiegazione delle varie accezioni.
Chi naviga nel mondo della Scuola – spesso senza un vero “patentino nautico” – dovrebbe sapere che consultare un dizionario dei sinonimi e dei contrari stimola la mente, favorisce la comprensione e abitua allo sforzo della ricerca e del metodo.
Vietarlo, dunque, era proprio necessario?
Non sono un lessicografo, non ho parentele con il Tommaseo né pretendo di lanciare ‘lese maestà’, ma credo che un po’ di riflessione in più e una maggiore conoscenza di questo strumento avrebbero potuto portare a una scelta diversa.
A questo punto c’è un anno di tempo per pensarci.
Chissà, magari sarà per la prossima Maturità.
