
GROSSETO – In provincia di Grosseto la difficoltà nel reperire personale qualificato, in particolare nel turismo e nella ristorazione, è ormai strutturale. A pesare, oltre alla stagionalità che caratterizza molte attività locali, è anche il fenomeno dei contratti di lavoro cosiddetti “pirata”, che minano la qualità del lavoro e della competitività delle imprese.
“Per tutte le imprese trovare risorse umane adeguate non è per nulla facile – afferma Giulio Gennari, presidente di Confcommercio Grosseto – se non si garantiscono condizioni di lavoro dignitose. Il risparmio a tutti i costi, ormai, non funziona più. Se vuoi qualità, devi essere disposto a riconoscerla. Non si può pensare che basti un contratto qualsiasi per coprire un posto: i lavoratori scelgono, e scelgono in base a quello che viene offerto”.
“I dati parlano chiaro – prosegue Confcommercio -. Una recente ricerca di Adapt rivela che nel terziario, dove operano magazzinieri, banconisti, camerieri, cuochi, addetti alla vendita, l’uso di contratti pirata comporta perdite annue tra i 3.000 e i 4.000 euro per ciascun lavoratore, con punte superiori ai 6.000 euro. A queste si aggiunge una mancata contribuzione previdenziale che può superare i 1.500 euro all’anno, con effetti negativi su malattia, maternità, pensione e tutele fondamentali. La problematica non si limita al salario: questi contratti carenti – spesso siglati da organizzazioni sindacali sconosciute o prive di reale rappresentanza – non prevedono la quattordicesima, riducono ferie e indennità, e offrono meno garanzie in caso di assenza per motivi di salute o familiari”.
“Come ha sottolineato il nostro segretario generale nazionale Marco Barbieri – prosegue Gennari – l’origine dei salari bassi sta nei cattivi contratti, quelli che vengono firmati da soggetti che, alla prova dei fatti, non risultano nemmeno rappresentativi né dei lavoratori né delle imprese. Servono regole chiare sulla rappresentanza sindacale per fermare la diffusione dei contratti pirata e l’effetto dumping che ne deriva, e che avvelena il mondo del lavoro”.
Secondo i dati del Cnel, su oltre 1.000 contratti collettivi nazionali, più di 250 riguardano il settore terziario, ma solo 37 hanno una reale applicazione. E di questi, soltanto 18 sono firmati dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative (Cgil, Cisl, Uil). Gli altri generano un divario retributivo annuo lordo tra i 3.000 e i 4.000 euro, con pesanti ricadute contributive. Secondo Adapt, un lavoratore su sette nel terziario rischia di ritrovarsi senza welfare, previdenza e diritti fondamentali.
Il problema riguarda anche le imprese. L’applicazione dei cosiddetti “contratti pirata” può comportare sanzioni in caso di controlli, poiché tali contratti spesso non sono validi giuridicamente e non garantiscono i diritti minimi dei lavoratori. Ma al di là delle sanzioni, la vera conseguenza è la perdita di competitività: il personale qualificato, semplicemente, non accetta più condizioni al ribasso.
Inoltre, Confcommercio sottolinea come il terziario non è più un settore “terzo”, generando il 46,7% del valore aggiunto dell’economia italiana e il 37,4% del valore della produzione e coprendo oltre 11 milioni di occupati in ambiti che vanno dal commercio ai pubblici esercizi, dal turismo ai servizi professionali, dalla vigilanza al settore immobiliare, fino all’educazione e alla sanità privata.
A lanciare l’allarme sul tema contratti, anche Danilo Ceccarelli, presidente provinciale Fipe Confcommercio: “Nel nostro settore, il personale è il primo biglietto da visita – sostiene Ceccarelli – Ma chi ha esperienza e professionalità non si accontenta di un contratto improvvisato. I contratti pirata non solo scoraggiano i lavoratori, ma compromettono la qualità dell’offerta turistica della Maremma. Non possiamo accettarlo”.
Infine, Gabriella Orlando, direttore di Confcommercio Grosseto, richiama l’attenzione sull’importanza, per le imprese, di affidarsi a una gestione corretta e consapevole dei contratti di lavoro: “Le norme sul lavoro e la contrattazione collettiva richiedono attenzione e competenze specifiche – osserva Orlando -. È fondamentale che le aziende si muovano in modo corretto, anche per evitare rischi e criticità future. Come Confcommercio, forniamo un supporto tecnico quotidiano su questi aspetti e assistiamo le imprese anche nei casi più delicati, come le controversie di lavoro”.