
GROSSETO – Modifica dell’aliquota IMU per i locali commerciali C1: il consigliere comunale di minoranza Giacomo Cerboni denuncia la mancanza di comunicazione da parte dell’amministrazione comunale e invita i cittadini a verificare la propria posizione in vista della scadenza del 16 giugno.
Durante la conferenza stampa di oggi Cerboni ha spiegato che a partire dal 2025 è entrato in vigore un nuovo schema ministeriale per la classificazione delle aliquote IMU, adottato anche dal Comune di Grosseto. Il cambiamento riguarda in particolare gli immobili accatastati come C1, ovvero negozi e botteghe, fondi commerciali.
“Fino al 2024 era prevista un’aliquota agevolata all’8,6 per immobili C1 sotto i 300 metri quadrati, ma anche per attività di somministrazione indipendentemente dalla metratura. Oggi, invece, questa agevolazione vale solo per chi è sotto i 300 metri, a prescindere dall’attività svolta,” ha spiegato Cerboni, evidenziando come la modifica possa incidere significativamente sul carico fiscale di molte attività locali.
Il consigliere ha criticato l’assenza di una comunicazione ufficiale sul cambiamento, che a suo dire è stato introdotto “sottotraccia, senza fornire informazioni adeguate ai contribuenti.”
“Chi ha un immobile C1 potrebbe continuare a versare l’imposta secondo le vecchie regole, ignaro della modifica. E se sbaglia, non riceverà un avviso ora, ma si troverà un accertamento tra qualche anno,” ha aggiunto, sottolineando la criticità del meccanismo di autoliquidazione.
Cerboni ha precisato che la modifica tecnica, pur derivando da un’impostazione ministeriale, non impediva al Comune di introdurre correttivi o esenzioni, come fatto da città più grandi: “Roma e Milano, ad esempio, hanno previsto agevolazioni per botteghe storiche e attività artigiane. Grosseto ha scelto di applicare rigidamente la soglia dei 300 metri senza distinzioni.”
Tra i casi emblematici citati, quello di esercizi che superano di poco i 300 metri di superficie complessiva e che, per pochi metri, vedono applicata l’aliquota massima del 10,6. Un cambiamento che, secondo Cerboni, avrebbe dovuto essere oggetto di una più ampia discussione pubblica.
“Non è solo una questione tecnica o burocratica,” ha concluso, “ma un tema che tocca direttamente le imprese e la sostenibilità delle attività economiche nel nostro centro urbano.”
Cerboni ha infine ammesso di non essersi accorto subito della variazione, fidandosi delle rassicurazioni ricevute in Commissione: “Per una volta mi sono fidato, ma oggi devo constatare che il cambiamento c’è stato e che non è stato comunicato con la necessaria trasparenza.”