
GROSSETO – In Maremma ci stiamo specializzando: borghi sempre più belli e sempre più vuoti.
Strade rifatte, insegne vintage, vasi fioriti e il classico cartello: “Uno dei borghi più belli d’Italia”. Poi parte il drone, la musica epica, il post social con #borghipiùbelliditalia. Tutto perfetto. Ma quando arrivi… nessuno in giro. Il bar chiuso, la scuola scomparsa, la bottega aperta solo il sabato.
Abbiamo confuso il marketing con la cartolina.
Premi, loghi, targhe, video emozionali… Ma intanto i borghi si svuotano. Perché senza servizi, senza persone, senza imprese, la bellezza non basta. Il turista arriva, parcheggia, fa due foto, magari cerca un bagno… e poi se ne va. Perché la verità è che la bellezza, da sola, non trattiene nessuno. Serve vita, accoglienza, funzionalità. Altrimenti restiamo belli e soli.
La Maremma è divisa in due
Da una parte c’è la Maremma col mare, quella delle spiagge, dei campeggi, dei turisti in ciabatte e dei locali pieni in estate. È un mondo che ha un’economia turistica che, nel bene e nel male, gira. Che ha i flussi, i numeri, la visibilità. Che ha problemi, certo, ma anche strumenti per affrontarli.
E poi c’è l’altra Maremma, quella senza mare. Quella delle colline, dei borghi, della ruralità vera. Quella che d’inverno spegne le luci. Che non ha la massa turistica, né il turismo di passaggio. Che ha bisogno di abitanti più che di visitatori, di imprese più che di eventi, di una strategia pensata per rimanere vivi tutto l’anno.
Eppure, troppo spesso, li trattiamo allo stesso modo. Stesse campagne promozionali, stessi strumenti, stesse logiche turistiche. Come se fossero territori uguali, con gli stessi bisogni.
Ma non lo sono. Sono due Maremme diverse, e hanno bisogno di risposte diverse.
Gli Ambiti Turistici locali, così come sono pensati oggi, spesso mettono insieme territori troppo eterogenei. Comuni costieri accanto a comuni dell’entroterra, località di massa insieme a borghi spopolati. Un calderone dove si cerca di promuovere tutto… ma alla fine non si riesce a valorizzare davvero niente.
Serve un’altra logica.
Serve distinguere.
Serve una strategia specifica per la Maremma interna, che parta dalla realtà, non dalle cartoline.
Cosa serve davvero?
1. Una RETE vera
Non solo formale, non solo “turistica”.
Una rete operativa, progettuale, fatta di comuni che collaborano per offrire servizi integrati, eventi coerenti, promozione congiunta.
Una regia comune per la Maremma interna, che metta insieme risorse, idee, visioni.
2. IMPRESE, non solo turisti
Senza lavoro, un borgo muore.
Serve attrarre:
- agricoltura nuova e multifunzionale
- artigianato moderno
- imprese culturali e creative
- turismo esperienziale vero
- smart workers e servizi alla persona
Per farlo servono: connessione stabile, fiscalità intelligente, spazi disponibili, semplificazioni burocratiche.
3. Una VISIONE forte da comunicare bene
Basta spot nostalgici.
Il marketing territoriale deve raccontare:
- Dove si può vivere
- Dove si può lavorare
- Dove si può investire e restare
Non più: “Dove il tempo si è fermato”, ma: “Dove si può ripartire davvero”.
E va comunicato con competenza, non con post improvvisati o video tutti uguali.
Cinque cose da fare subito
- Ripensare la struttura di promozione turistica in modo più funzionale, distinguendo chiaramente tra aree costiere e aree interne.
- Dare una voce e una strategia autonoma alla Maremma senza mare, con un’identità forte e riconoscibile.
- Creare un programma per attrarre nuovi residenti e nuove imprese, offrendo servizi reali, supporto concreto e visione.
- Investire in servizi condivisi tra comuni, con logiche territoriali, non politiche.
- Costruire una comunicazione professionale, che racconti il territorio con sincerità, competenza e coraggio.
La Maremma interna non ha bisogno di un altro premio. Ha bisogno di un progetto. Di una rete. Di un piano industriale di territorio.
E ha bisogno di smettere di fare marketing con le targhe. Perché la cartolina, se resta vuota, non incanta più nessuno.

Marketing Antipatico
In questa rubrica parliamo di come l’innovazione può prendere forma in modi inaspettati, scoprendo le storie e le persone che la rendono possibile. Perché innovare non è solo un compito per le grandi multinazionali: è qualcosa che può partire da chiunque, anche dal tuo angolo di mondo. Restate sintonizzati, e chi lo sa? Magari la prossima grande idea potrebbe arrivare proprio da voi. Hai qualche riflessione da condividere? Scrivimi a [email protected]
Marco Gasparri, 49 anni, è il Managing Director di Studio Kalimero. Formatosi nel settore del marketing, dalla fine degli anni Novanta si dedica con successo a costruire percorsi per dare valore alle imprese e può contare su un’esperienza con centinaia di aziende nel pubblico e nel privato. Creativo, poliedrico e razionale, ha collaborato con agenzie nazionali, ha lavorato in Toscana e in Italia e ha dato vita nel 2000 a Studio Kalimero, riuscendo sempre ad anticipare le istanze economiche della società e a creare servizi e prodotti adatti al mercato.
Formatore, spin doctor, consulente politico, marketing strategist, esperto in tecniche di comunicazione, business coach ha firmato numerosissime campagne di successo: Marco Gasparri è tra i professionisti più accreditati nel campo della promozione non solo in Toscana.