
GROSSETO – Nel Lazio, in provincia di Viterbo, a gomito con la Maremma, sono stati individuati i 21 luoghi idonei per lo stoccaggio di scorie radioattive.
La Regione Toscana, l’Arpat e pure il Sindaco di Capalbio con tutta l’Amministrazione Comunale, hanno fatto però sentire le loro voci. Le prime due hanno denunciato varie criticità tra cui il fatto che il trasferimento dal Nord Italia delle scorie per raggiungere il Lazio, comporterebbe l’attraversamento di tutta la Toscana.
I rappresentanti capalbiesi invece, come zona confinante a due aree idonee (VT 36 e VT 8 ) hanno espresso unanime contrarietà al deposito nella provincia di Viterbo in quanto il loro territorio, verrebbe a trovarsi potenzialmente soggetto a contaminazioni radioattive.
Da evidenziare nel comune di Capalbio, addirittura la vicinanza con due aree tutelate: “Rete Natura 2000” di Montauto e di Vulci. Il pensiero corre al Niger, al deserto del Sahara, alla stessa Somalia, pattumiere da tempo di rifiuti tossici e radioattivi.
I territori viterbesi prescelti, sono peraltro, così come quelli a più diretto confine, interessati da un turismo multi stagionale, caratterizzato da vicinanza alla costa, da beni naturali e dall’archeologia. Sembra che la decisione abbia tenuto conto anche della bassa sismicità del comune di Viterbo che si trova in zona 3, mentre Montalto di Castro, Civitavecchia, Cerveteri, sarebbero addirittura nella zona 4, la più bassa. Questa può essere una giustificazione ? Nessuno in casa propria, soprattutto se è linda ed accogliente, vorrebbe i topi!