
GROSSETO – Li chiamano “invisibili” ma non lo sono affatto. Come uno schiaffo improvviso, eccoli di fronte ai nostri occhi, stesi sui loro cartoni, avvolti in coperte e logori piumoni, negli angoli più diversi della città.
Lo stesso loggiato del palazzo comunale, proprio sotto la stanza del Sindaco, non si salva dalla funzione di “notturno asilo”. Ne sanno qualcosa da tempo anche i residenti del complesso ex Rama, proprio dietro il Palazzo di Governo e sino ad anni fa, anche sede della Questura.
Notti trascorse in questi giacigli di fortuna, alla mercé pure di qualche mente bacata o delinquenziale, che potrebbe perpetrare spregi e violenze, Qualcuno di loro rifiuta comunque le proposte di pernottare in spazi organizzati da Parrocchie ed altre istituzioni. Vuole essere libero, sentirsi non controllato, padrone in toto della propria autonomia.
Chi sono queste persone, quali le loro nazionalità, hanno parenti, amici, sono affetti da disturbi comportamentali, di che cosa vivono?
Torna alla mente quando nel periodo francese, anche in Toscana i “senza fissa dimora” erano censiti ed avevano un “patentino” che li autorizzava a svolgere accattonaggio ma solo in un circoscritto territorio.
Da allora sono passati più di duecento anni ma il fenomeno è ancora presente. Sorge in noi il timore che per qualcuno, questo “dormire all’agghiaccio”, il vedere queste persone in condizioni di così grande disagio, venga interpretato non come un fenomeno disumano, ma come qualcosa di naif, di pseudo folclore A Grosseto il clima aiuta, è vero, ma non risolve il problema!
