
GROSSETO – Hai mai visto un adulto comprare una scatola di LEGO da 400€ con lo stesso entusiasmo di un bambino in un negozio di giocattoli?
Hai mai notato il successo delle riedizioni delle console anni ’90, delle action figure da collezione e delle carte Pokémon che oggi valgono più di un orologio di lusso?
No, non è solo nostalgia. È retrò marketing ed è geniale.
Perché più invecchiamo, più torniamo bambini. E il marketing ha trovato il modo perfetto di trasformare questo bisogno in un business milionario.

1. Il business della seconda opportunità
Da piccoli avevamo desideri semplici: un Game Boy, un set LEGO Technic, una collezione completa di carte Pokémon. Ma c’era un problema: i genitori dicevano no.
“Costa troppo.”
“Non ti serve.”
“Non è un gioco per te.”
Ora che siamo adulti, chi ce lo impedisce? Possiamo finalmente permettercelo.
E le aziende sanno benissimo come sfruttare questa voglia di rivincita.
– LEGO ha creato una linea per adulti con set da centinaia di euro.
– molti brand hanno rilanciato le console vintage in versione mini, già pronte per essere collegate alla TV.
– Mattel vende Barbie da collezione che non faremo mai toccare ai bambini.
– nei blog vanno a ruba i primi vecchi home computer come il VIC 20!
Non è un acquisto. È una vendetta contro il passato.
2. Non stiamo comprando oggetti, ma Emozioni
Quando prendiamo in mano una vecchia console, non stiamo solo giocando.
Quando spacchettiamo una carta Pokémon, non stiamo solo collezionando. Stiamo rivivendo un’emozione che pensavamo perduta.
– Quel brivido di quando scartavamo un regalo.
– L’eccitazione di avere l’oggetto che tutti i nostri amici volevano.
– Il senso di appartenenza a un’epoca che oggi sembra più bella di quanto fosse davvero.
E qui il marketing fa la sua magia: trasforma un pezzo di plastica in un pezzo di vita.
3. Il Lusso degli oggetti “Inutili”
Da adulti, teoricamente, dovremmo comprare solo cose utili.
Ma il marketing dell’infanzia ha capito che il vero lusso non è ciò che serve, ma ciò che ci emoziona.
– Oggetti da collezione – Se sono rari, devono valere qualcosa (anche se rimangono chiusi in una scatola).
– Gadget di design – Se un flipper sta in salotto, diventa arte.
– Esperienze emozionali – Non è un videogioco, è “un viaggio nel passato”.
E così siamo pronti a spendere centinaia di euro per una replica del Game Boy, per una t-shirt con un vecchio logo, per un giocattolo che ci fa sentire di nuovo piccoli.
4. Il paradosso del tempo: più cresci, più vuoi tornare indietro
Il marketing dell’infanzia si basa su una grande verità: più invecchiamo, più cerchiamo cose che ci facciano sentire giovani.
– Le serie TV anni ’80 e ’90 tornano con reboot e remake.
– I videogiochi ripropongono grafiche pixelate per farci rivivere l’epoca d’oro.
– I modellini delle macchine di quando eravamo piccoli ora costano quanto vere.
Ed ecco che tutto ciò che avevamo dimenticato diventa improvvisamente un bisogno. Non perché ci serva, ma perché ci riporta indietro.
5. Il vero motore del marketing dell’infanzia: la Nostalgia è una trappola
La nostalgia è potente, ma anche pericolosa.
Ci fa credere che il passato fosse più bello, che i giocattoli fossero migliori, che i sapori fossero più buoni.
Ed è qui che il marketing entra in gioco:
✅ Ti ricordano quello che ti è mancato. (Tipo il Nintendo 64 che non hai mai avuto.)
✅ Te lo ripropongono in edizione limitata. (Così hai paura di perderlo di nuovo.)
✅ Lo trasformano in un oggetto di culto. (Se lo compri, sei parte di una community esclusiva.)
E tu? Apri il portafoglio e compri un pezzo della tua infanzia.
Conclusione: compriamo Ricordi, non giocattoli
Non ci serve un castello di LEGO da 400€.
Non abbiamo bisogno di una cartuccia del Super Nintendo che non useremo mai.
E sicuramente possiamo vivere senza una collezione di action figure.
Ma quei prodotti ci danno qualcosa che nessun altro oggetto può darci: ci fanno sentire di nuovo bambini.
Ed è per questo che continueremo a comprarli.
Fino a quando il marketing dell’infanzia troverà il modo di venderci anche il nostro passato… in comode rate mensili. ?
Marketing Antipatico

In questa rubrica parliamo di come l’innovazione può prendere forma in modi inaspettati, scoprendo le storie e le persone che la rendono possibile. Perché innovare non è solo un compito per le grandi multinazionali: è qualcosa che può partire da chiunque, anche dal tuo angolo di mondo. Restate sintonizzati, e chi lo sa? Magari la prossima grande idea potrebbe arrivare proprio da voi. Hai qualche riflessione da condividere? Scrivimi a [email protected]
Marco Gasparri, 49 anni, è il Managing Director di Studio Kalimero. Formatosi nel settore del marketing, dalla fine degli anni Novanta si dedica con successo a costruire percorsi per dare valore alle imprese e può contare su un’esperienza con centinaia di aziende nel pubblico e nel privato. Creativo, poliedrico e razionale, ha collaborato con agenzie nazionali, ha lavorato in Toscana e in Italia e ha dato vita nel 2000 a Studio Kalimero, riuscendo sempre ad anticipare le istanze economiche della società e a creare servizi e prodotti adatti al mercato.
Formatore, spin doctor, consulente politico, marketing strategist, esperto in tecniche di comunicazione, business coach ha firmato numerosissime campagne di successo: Marco Gasparri è tra i professionisti più accreditati nel campo della promozione non solo in Toscana.