
GROSSETO – Nel 1251 in quell’area sorgeva l’ospedale di Santa Maria della Scala di Siena, proprietà dell’ospedale di Porta Dogana. Nel XIV secolo assorbì l’ospedale di san Giovanni della Misericordia, poi subentrò quello Mediceo nel 1500, seguito da quello Leopoldino e infine quello del Regno d’Italia.
«Quel che è certo è che lì non c’è mai stato un cimitero che invece si trovava dall’altra parte, ossia dove ora c’è piazza San Francesco» a raccontarlo Umberto Carini, medico, per anni presidente della pro loco, e che sul questo ospedale ha pubblicato anche un libro.
«Il cimitero medievale si trovava di fronte alle Clarisse, ed era gestito dai frati di san Francesco e dalla Diocesi, poi fu sostituito dall’orto delle Clarisse che vivevano in clausura».
Come hanno detto in molti in questi giorni, dunque lì un cimitero non c’è mai stato. «C’era la camera mortuaria, ma non mi sembra giustificazione sufficiente a una tale quantità di ossa».
Tra l’altro il passaggio dell’ospedale “da un signore all’altro” è evidente anche negli stemmi sul pozzo «quello dell’ospedale La Scala di Siena e lo stemma mediceo».
Anche Gaetano Prisco nel suo libro Ubi venduntur olea perla dell’ospedale di «Santa Maria della Scala alla porta della Dogana lì dove c’era l’antica Grancia, di fronte alla Fortezza».

«Se le ossa fossero antiche potrei fare delle ipotesi – afferma Umberto Carini -: tra fine 700 e inizi 800 ci furono molti scontri a seguito dell’occupazione napoleonica della città. Tra l’altro dopo l’avvento dei francesi, nel 1796, le rivolte popolari ed il tifo petecchiale causarono numerosi morti. Magari qualcuno ha deciso di seppellire in fretta e furia alcuni cadaveri per motivi sanitari. Oppure potrei fare un’ipotesi, ma molto remota, legata a qualche altra epidemia: quelle del XIX e XX secolo risultano ben documentate: il colera esplose a Grosseto nell’estate del 1850. Per i più fu fatta assistenza domiciliare; solo i casi più gravi vennero traspostati in ospedale, per una stima di 168 trasportati in ospedale e 421 assistiti a domicilio. La più recente epidemia è stata la Spagnola del 1918. A Grosseto, stando ai dati a disposizione, ebbe un numero di decessi oscillante tra le 150 e le 200 persone, su un numero di 16 mila abitanti (una mortalità vicina al 10% totale) una minima parte dei quali in ospedale. Difficile spiegare delle sepolture così accatastate. Francamente ha stupito anche me questo ritrovamento» ha concluso il dottor Carini.