
GROSSETO – «La terza convocazione del tavolo di crisi ministeriale relativo a Telco servizi digitali (Tsd) – dichiara Valter Scopetoni, segretario di Slc Cgil – ha segnato uno spartiacque in questa brutta vicenda. Lo stato comatoso nel quale versa l’azienda è emerso in tutta la sua gravità. I sindacati e il ministero hanno anche messo in rilievo alcune responsabilità ascrivibili a FiberCop, sia in veste di committente di Tsd che in quella di cedente del ramo di azienda a suo tempo rilevato da Tim.
Ad ogni modo, la cosa più grave è che sia le organizzazioni sindacali, che il ministero e la stessa FiberCop risultano profondamente convinti del fatto che Tsd non abbia alcun futuro davanti a sé. Per più motivi: i mezzi sono stati ritirati dalle società che li avevano dati in leasing; i cantieri sono stati messi sotto sequestro su richiesta delle aziende creditrici; l’azienda è ancora in attesa della nomina di un commissario per gestire il concordato in continuità; la cassa integrazione è stata richiesta con troppo ritardo rispetto a quando è emersa la situazione debitoria. Gli stessi funzionari del ministero hanno detto ai rappresentanti dell’impresa di darsi una mossa, altrimenti saranno costretti a rivolgersi alla magistratura.
In queste condizioni, l’auspicio di Filctem Cgil è che nella gestione della rete in fibra ottica a banda larga di fiberCop subentrino altre aziende solide, in grado di rilevare il personale dipendente di Tsd. Che è in possesso di elevate professionalità e competenze per operare nel settore delle telecomunicazioni.
Quanto ai 26 dipendenti grossetani dell’azienda, questi sono quelli che paradossalmente avrebbero le condizioni per continuare a lavorare alle dipendenze di FiberCop, perché a Grosseto la sede operativa di Tsd è dislocata in via Manetti e via Orcagna, entrambe di proprietà FiberCop, e perché i mezzi non sono stati ancora sequestrati, dal momento che il leasing è stato continuato a pagare. Rimane nell’immediato da risolvere la questione del pagamento delle spettanze dei lavoratori, che continuano a ricevere le buste paga ma senza che gli venga versato sul conto quanto gli è dovuto».