
GROSSETO – Il Tribunale di Grosseto ha condannato a sette mesi di reclusione, per uccisione di animale e furto venatorio, l’allevatore Salvatore Fais. L’uomo aveva dapprima ucciso nell’aprile del 2017 un lupo, per poi scuoiarlo e appenderlo a un cartello stradale nei pressi di Campetroso di Monterotondo Marittimo, apponendo anche un cartello con scritte di scherno indirizzate alla Lav.
«Le prove raccolte attraverso le minuziose indagini svolte dall’Arma dei carabinieri con forestali e Ris hanno attribuito a Fais l’impronta digitale rilevata sul cartello appeso a fianco del corpo del lupo, come il Dna ritrovato sulle corde usate per appendere il cartello stesso. È stato accertato che il suo telefono cellulare aveva agganciato le celle telefoniche poste in prossimità del luogo dove il corpo brutalizzato dell’animale era stato ritrovato nel momento in cui il crimine veniva messo in atto. Il giudice ha, inoltre, accolto la ricostruzione del Pm secondo cui l’uccisione del lupo mediante un laccio-trappola faceva parte del medesimo piano criminoso che ha portato alla sua esposizione» afferma la Lav in una nota.
«Nel corso delle precedenti udienze la difesa di Fais aveva chiesto il proscioglimento, poi negato, perché l’imputato era già stato sottoposto a una sanzione amministrativa comminata nel frattempo per gli stessi fatti. Nel dibattimento conclusivo, sempre la difesa di Fais, ha chiesto che l’uccisione del lupo fosse considerata come “dettata da necessità” in quanto l’allevamento dell’imputato avrebbe subito attacchi da parte di predatori».
«Siamo contenti di questa vittoria legale, raggiunta grazie alla determinazione di voler punire il colpevole di questa atroce uccisione, frutto di una campagna d’odio avviata da anni dagli allevatori più estremisti, con la complicità spesso dei cacciatori, nei confronti dei lupi, accusati di essere responsabili delle predazioni degli animali allevati lasciati in balia di sé stessi senza alcuna protezione, dagli stessi allevatori – ha dichiarato Massimo Vitturi responsabile dell’area Animali Selvatici di Lav – i lupi fanno i lupi, per questo motivo le predazioni sono esclusiva responsabilità degli allevatori che ancora oggi non vogliono dotarsi degli strumenti di prevenzione che ovunque hanno dimostrato la piena efficacia, come ad esempio nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, dove da due anni non si registrano predazioni grazie al corretto utilizzo degli strumenti di prevenzione incruenti».
«Uccidere, scuoiare e appendere pubblicamente un lupo è un atto gravissimo che denota la pericolosità sociale di chi l’ha commesso e la condanna odierna deve servire da esempio per tutti coloro che cercano una “giustizia fai da te” crudele e indegna di un Paese civile. La Lav ha fatto tutto il possibile per arrivare alla condanna del responsabile e auspica che questa decisione del Tribunale di Grosseto sia un precedente per perseguire con ancora più forza i reati contro gli animali».
«La condanna, oltre ai sette mesi, prevede il pagamento delle spese legali, e un risarcimento di 4mila euro a Lav e 2mila alle altre associazioni animaliste costituitesi parte civile – afferma l’avvocato Paola Tamanti che ha assistito la Lav -. Ora attendiamo le motivazioni. Se l’imputato dovesse fare appello, visti i tempi ristretti, c’è però il rischio della prescrizione».