
MANCIANO – In occasione della Giornata della Memoria, tutte le classi dell’Istituto Pietro Aldi di Manciano – Capalbio, alla presenza della dirigente Francesca Iovenitti e dei docenti, hanno avuto l’onore di incontrare due persone che hanno raccontato una grande storia di generosità avvenuta all’indomani della promulgazione, in Italia, delle leggi razziali ai danni degli ebrei.
Ospiti della giornata sono stati la signora Elena Servi, di origine ebraica, che viveva insieme alla famiglia a Pitigliano, e il signor Francesco Sonno, i cui genitori, di religione cattolica, possedevano un’azienda agricola a Mezzano, nella Maremma laziale.
“Tutti i problemi nacquero nel settembre del 1938; ero una ragazzina spensierata con tante amiche cattoliche, quando un giorno mio padre venne da me e mi annunciò che quell’anno non sarei potuta andare a scuola. Rimasi perplessa: non avevo fatto niente. Fu un periodo doloroso, mi sentivo diversa” – ha raccontato la signora Servi.
Gli ebrei abitavano a Pitigliano ormai da 500 anni ed avevano sempre convissuto con la popolazione locale in modo pacifico. La famiglia di Elena aveva molti amici nella comunità locale e a Pasqua avveniva lo scambio dei prodotti tipici: l’una offriva il pane azzimo, gli altri la famosa schiaccia pasquale. Dal 1938 al 1943, i signori Servi con le figlie rimasero nella loro casa, pur avendo perso il saluto di molte persone e numerosi diritti, tra cui quello di ascoltare la radio, che le fu sequestrata, di frequentare i locali pubblici, di esercitare determinate professioni. Il capofamiglia aveva un negozio di stoffe e non poté più contare sugli acquisti di diversi clienti cattolici, i quali smisero di frequentare la bottega per timore di ritorsioni.
A partire dal 1943, anno dell’armistizio, al quale seguì l’invasione dell’Italia da parte dei tedeschi, la situazione peggiorò ulteriormente. Da quel momento, la signora Elena, insieme alla sua famiglia, dovette abbandonare la sua abitazione ed iniziare una serie di spostamenti, di fughe, resi possibili grazie alla benevolenza di molte persone. Tra queste, i signori Sonno, il cui figlio Francesco, presente all’incontro con le classi, era, allora, un bambino di circa nove anni.
“In quel lontano dicembre 1943 – sono le parole di Elena -, quando fece una nevicata colossale, la famiglia Servi trovò ospitalità in un podere di proprietà dei signori Sonno, poi, quando cominciò a spargersi la notizia che stavano cercando i renitenti della leva del ’23 e del’24, fu una grotta la loro dimora, in cui trascorsero il periodo da marzo a giugno”.
“I miei genitori procurarono il necessario a queste persone, perché potessero vivere lì; mio padre – ha spiegato il signor Francesco – aveva inventato un sistema geniale per poter comunicare prudentemente con loro: se il nostro contadino passava davanti alla grotta con il cavallo bianco, significava che la situazione era relativamente tranquilla; se, al contrario, si presentava con quello nero, era necessario rimanere chiusi nella caverna”.
Il signor Sonno si è trattenuto a lungo a parlare con i ragazzi, facendoli riflettere su quanto sia diverso il periodo attuale, rispetto a quello vissuto da lui durante gli anni della guerra. Gli studenti sono stati particolarmente colpiti dal suo invito di fare un esperimento: recarsi ognuno nella propria casa, spegnere la luce e mettersi in silenzio, in ascolto di sé stessi, recuperando, così, una dimensione più intima, lontana da giochi elettronici e da dimensioni virtuali.
La signora Servi ed il signor Sonno, con la loro presenza, hanno fatto capire ai giovani quanto sia importante tenere viva la memoria storica, perché alcuni errori non si ripetano più. Nei tempi odierni, in cui l’indifferenza, il pregiudizio, l’egoismo sono imperanti, ascoltare storie di così grande spessore morale ha aiutato tutti a riflettere sull’importanza di non voltarsi dall’altra parte, quando gli altri hanno bisogno di noi. La generosità e la solidarietà dimostrate verso il prossimo hanno una ricaduta positiva anche su chi non esita ad esercitare tali virtù, a costo di mettere in pericolo la propria vita.
Dal 2002, il signor Fortunato Sonno, padre di Francesco, è stato riconosciuto “Giusto fra le nazioni”. Un vero onore per i suoi familiari e per noi che facciamo parte di questa comunità.