
GROSSETO – La crisi della Venator è sempre più profonda. Una situazione che nonostante l’apertura del tavolo al ministero del Made in Italy, sembra non vedere grandi spiragli di soluzione. Tutti temi che sono stati affrontati questa mattina durante il consiglio comunale aperto sulla vertenza della fabbrica del Casone di Scarlino. L’impianto è fermo orami da 18 mesi e i contratti di solidarietà attivati per i lavoratori sono stati previsti fino al prossimo luglio.
Sindacati, amministratori e istituzioni si stanno muovendo per trovare prospettive, ma nel frattempo la Venator Corporate, la multinazionale che ha la proprietà anche di Venator Italia, non dà alcun segnale. Nessuna risposta infatti è arrivata alla lettera aperta e firmata da tutti i sindaci del territorio. Critiche durante il consiglio sono arrivate anche nei confronti dei lavoratori. A lamentare la scarsa presenza dei dipendenti Venator questa mattina durante il consiglio è stato una delle Rsu dello stabilimento, Roberto Bocci (Ugl).
Il Sindaco Buoncristiani: “Serve il coinvolgimento del Ministero”
Il sindaco di Follonica, Matteo Buoncristiani, ha sottolineato l’importanza di mantenere alta l’attenzione sulla vertenza Venator, dopo i consigli comunali già tenuti a Scarlino e Gavorrano. Ha evidenziato come l’intero territorio, indipendentemente dalle appartenenze politiche, sia unito nella preoccupazione per la crisi dell’azienda, che mette a rischio molti posti di lavoro e una parte significativa dell’economia locale.
Buoncristiani ha spiegato che al tavolo ministeriale sono stati posti due temi centrali: la scadenza della cassa integrazione straordinaria e la necessità di ammortizzatori sociali per i lavoratori, visto che l’azienda ha interrotto i flussi di liquidità. Ha inoltre richiesto un intervento diretto del governo per sostenere i dipendenti fino a una possibile ripartenza dello stabilimento di Scarlino, l’unico in Italia a produrre biossido di titanio e strettamente collegato a Nuova Solmine.
Il primo cittadino ha ribadito che la questione riguarda non solo il destino dei lavoratori, ma anche una parte rilevante del PIL provinciale e dell’intero settore chimico nazionale. Ha inoltre denunciato il silenzio della casa madre di Venator, affermando che le istituzioni locali hanno scritto all’azienda un mese fa senza ricevere risposta.
Infine, ha sottolineato come il problema dello stoccaggio dei gessi rossi sia stato risolto, garantendo la piena efficienza dell’impianto, e ha chiesto alla multinazionale un segnale chiaro sulle sue intenzioni future.
Il Presidente della Provincia: “I dazi europei possono aiutare”
Il presidente della Provincia di Grosseto, Francesco Limatola, ha evidenziato un possibile elemento positivo: l’introduzione di dazi da parte dell’Unione Europea sulle importazioni di biossido di titanio, che potrebbero frenare la concorrenza estera e favorire la ripresa della produzione in Italia. Tuttavia, ha sottolineato che sarà necessario attendere per valutare gli effetti concreti di queste misure sul mercato. Limatola ha anche annunciato che il 15 marzo si terrà a Roccastrada un nuovo consiglio comunale aperto sulla Venator.
L’amministratore di Venator: “Crisi senza precedenti, ma vogliamo ripartire”
Stefano Neri, amministratore di Venator Italy, ha descritto la situazione come la più grave mai affrontata dallo stabilimento, sottolineando il rischio concreto di una chiusura definitiva. Ha ricordato che, negli ultimi 18 mesi, l’impianto è rimasto fermo e il personale si è ridotto, aggravando ulteriormente le difficoltà aziendali.
Neri ha riconosciuto che l’azienda avrebbe dovuto gestire meglio la comunicazione con il territorio e le istituzioni, creando un dialogo più trasparente. Ha spiegato che la crisi del mercato del biossido di titanio, iniziata nel 2022, ha visto un drastico calo della domanda e un aumento della concorrenza da parte degli importatori cinesi. Inoltre, il recente processo di ristrutturazione del debito (il cosiddetto “capitolo 11”) ha modificato i rapporti tra la filiale italiana e la casa madre.
Nonostante le difficoltà, Neri ha riconosciuto il valore del supporto politico locale e regionale, che ha permesso di ottenere un’area destinata allo stoccaggio dei gessi, condizione essenziale per una futura ripartenza. Tuttavia, ha precisato che, al momento, il mercato non offre sufficienti opportunità per riavviare lo stabilimento in modo economicamente sostenibile.
L’amministratore ha ribadito il proprio impegno affinché la fabbrica possa tornare operativa, sottolineando che Venator è un’azienda con potenziale, personale altamente qualificato e progetti di innovazione per la riduzione dei gessi. Tuttavia, per concretizzare questi investimenti, sarà necessario riprendere la produzione e generare profitti.
Infine, ha garantito che il management locale sta esplorando tutte le possibili soluzioni per garantire la continuità aziendale, riconoscendo l’importanza dei tavoli di crisi regionale e della convocazione del Ministero come strumenti fondamentali per affrontare l’emergenza.
Una vertenza ancora aperta
Il consiglio comunale aperto ha confermato la forte preoccupazione per il futuro dello stabilimento Venator di Scarlino. Da una parte, le istituzioni locali chiedono un intervento del governo per tutelare i lavoratori e garantire un piano di rilancio. Dall’altra, l’azienda riconosce le difficoltà, ma si dice pronta a ripartire se le condizioni di mercato lo permetteranno. Resta ora da capire se e come il Ministero intenderà intervenire per sbloccare la situazione e garantire un futuro al comparto chimico del territorio.