
GROSSETO – «La crisi climatica minaccia il futuro delle zone umide e degli ecosistemi acquatici, scrigni di biodiversità e fondamentali per la regolazione degli eventi meteo estremi. L’innalzamento del livello del Mediterraneo rischia di cancellare ampie porzioni di costa che ospitano zone umide preziose. L’aumento della siccità, che nel 2024 ha colpito duramente il sud Italia, la Pianura Padana e vaste aree tra Toscana, Umbria e Marche, è un’ulteriore minaccia per questi habitat fragili. L’Italia, che conta 57 zone umide di importanza internazionale, ha già perso il 75% di questi ecosistemi negli ultimi tre secoli, mentre a livello globale l’85% è a rischio scomparsa».
A scattare la fotografia è Legambiente con l’approfondimento “Ecosistemi acquatici 2025” in cui ha raccolto studi nazionali e internazionali, oltre ai contributi dei circoli territoriali, in vista della Giornata mondiale delle Zone umide 2025.
«Il report evidenzia situazioni critiche come quella del Delta del Po, dove la siccità estrema e la risalita del cuneo salino minacciano biodiversità, agricoltura e approvvigionamento idrico – afferma Legambiente -. Il lago Trasimeno, inoltre, ha registrato una riduzione del 40% della piovosità nell’estate 2024, il lago di San Giuliano in Basilicata ha perso tra il 60 e il 70% dei suoi volumi d’acqua, il lago di Pergusa in Sicilia, cruciale per le rotte migratorie degli uccelli, si è completamente prosciugato».
In provincia di Grosseto, le zone umide come il Lago di Burano, la Laguna di Orbetello, il Lago dell’Accesa, Bocca d’Ombrone, il Padule della Trappola e la Diaccia Botrona rappresentano ecosistemi di inestimabile valore, fondamentali per la biodiversità e per l’equilibrio idrogeologico del territorio: «La loro tutela è indispensabile per contrastare gli effetti della crisi climatica e garantire la conservazione di habitat essenziali per numerose specie animali e vegetali – prosegue l’associazione -. Legambiente richiama, dunque, il Governo alla responsabilità, denunciando i ritardi nell’attuazione della Strategia Ue sulla Biodiversità per il 2030 e della Nature Restoration Law. Servono impegni concreti per la tutela e il ripristino degli ecosistemi acquatici, accelerando l’istituzione di nuovi parchi e riserve fluviali, affidando la gestione dei siti della rete Natura 2000 ai parchi esistenti e intervenendo con soluzioni basate sulla natura per il recupero degli habitat degradati».
Angelo Gentili, componente della segreteria nazionale di Legambiente, sottolinea come «la protezione delle zone umide sia oggi più che mai una priorità, non solo per la conservazione della biodiversità, ma anche per il ruolo cruciale che questi ecosistemi svolgono nell’assorbimento delle piogge in eccesso, nella mitigazione delle inondazioni e nella riduzione degli effetti della siccità».
«In Maremma – ha spiegato -, dove le zone umide rappresentano un patrimonio ecologico straordinario, è essenziale attuare strategie di tutela efficaci, investendo in ricerca, prevenzione e interventi concreti per garantire la loro sopravvivenza. La valorizzazione e la protezione di questi habitat, oltre a essere un dovere ambientale, rappresentano un’opportunità per il territorio, per la sua economia legata al turismo sostenibile e per la qualità della vita delle comunità locali. Serve fare di più».
Per saperne di più: www.legambiente.it.