
GAVORRANO – Non ci sono ancora notizie positivi sulla vicenda Venator, ma la prossima settimana, e questa diciamo è l’unica certezza ci sarà il tavolo regionale di crisi che avvierà la procedura per portare la vertenza al ministero del Made in Italy. Il ministro Adolfo Urso ha già ricevuto una “memoria” sulla situazione dell’azienda del Casone dal presidente della Regione Eugenio Giani.
La situazione resta grave e nell’incontro, organizzato oggi a Gavorrano dalla Filctem Cgil di Grosseto, ha parlato pubblicamente anche l’azienda. A spiegare la situazione l’amministratore delegato Stefano Neri. «La crisi aziendale di Venator a Scarlino – ha detto Neri – è un argomento complesso che coinvolge diversi fattori. Il primo è la crisi del mercato. Uno dei principali problemi è la contrazione del mercato del biossido di titanio, iniziata nel 2022 a causa dell’aumento dell’inflazione e della guerra in Ucraina. La domanda è diminuita drasticamente e non si prevede una ripresa a breve termine, nonostante l’estensione dei dazi antidumping per proteggere i produttori europei dalla concorrenza cinese. Questo significa che, anche con l’autorizzazione per lo stoccaggio permanente del gesso, l’impianto non può ripartire a pieno regime perché non c’è sufficiente mercato».
Non solo, ma a complicare la situazione c’è anche Crisi finanziaria di Venator Corporation «Un altro fattore chiave è – ha detto Neri – la crisi finanziaria che ha colpito la casa madre Venator Corporation nel 2023, portandola quasi al fallimento. Questa situazione ha avuto un impatto significativo sui rapporti tra la sede centrale e lo stabilimento di Scarlino, complicando ulteriormente la situazione».
Infine Neri ha parlato anche degli errori che sono stati fatti nel passato. L’amministratore delegato di Venator ha ammesso che l’azienda ha commesso degli errori in passato, come investimenti sbagliati e una cattiva comunicazione con il territorio. Questi errori hanno contribuito alla crisi attuale.
«La situazione è preoccupante – ha concluso Neri – perché se l’impianto non riparte in tempi brevi, il sito rischia di chiudere. Questo avrebbe gravi conseguenze per i lavoratori, l’indotto e l’intero territorio».
Al momento l’emergenza da tenere sotto controllo riguarda le condizioni dei lavoratori. Garantire loro gli ammortizzatori sociali è una priorità. Ma nel medio termine l’impianto potrebbe anche tornare “attraente”. Dal punto di vista industriale se riprende il mercato infatti, così come ha spiegato l’Ad Neri, lo stabilimento di Scarlino potrebbe avere prospettive interessanti: ha già l’autorizzazione per stoccare i gessi vicino alla fabbrica e ha la proprietà della Cava della Vallina, a Gavorrano, dove poter in futuro collocare gli scarti della lavorazione.
«C’è la necessità di capire – ha detto l’assessore regionale Leonardo Marras – se il gruppo vuole riprendere la produzione o garantire la continuità cedendo l’impianto a qualcun altro. L’impianto, quando era in funzione, era competitivo all’interno del gruppo e aveva una capacità articolata di produzione. È una risorsa non solo locale, ma nazionale, che può essere interessante per chi si occupa di queste cose».
Le preoccupazioni del sindacato riguardano soprattutto l’atteggiamento della casa madre, la Venator Corporate. «Per la ripartenza dell’impianto – ha commentato Fabio Berni della segreteria regionale della Filctem – manca il via libera della casa madre. Questi ci preoccupa perché l’impianto deve ripartire in tempi brevi. Se questo non avviene il rischio è quello della chiusura definitiva».
All’incontro hanno partecipato e sono intervenuti anche Fabrizio Dazzi (Filctem Cgil Grosseto) la sindaca di Gavorrano, Stefania Ulivieri, quella di Scarlino, Francesca Travison, il presidente della Provincia Francesco Limatola, Luigi Mansi (presidente Nuova Solmine), Ivano Avanzini (presidente Crosa Group), Giovanni Mascagni (direttore Confindustria Grosseto), l’onorevole Marco Simiani, la senatrice Simona Petrucci, Valentino Vargas,