GAVORRANO – Se il livello locale rischia di avere gli strumenti per risolvere la crisi della Venator, la vicenda dello stabilimento di Scarlino deve essere portato sul tavolo del ministero. L’obiettivo è chiaro ed è stato lanciato in modo unanime durante il consiglio comunale aperto che si è svolto a Gavorrano con una grande partecipazione di cittadini, lavoratori e rappresentanti delle istituzioni.
I lavori del consiglio si sono aperti proprio con la nuova prospettiva di portare la vertenza Venator a livello nazionale. Michele Bray, in rappresentanza della prefettura di Grosseto, ha annunciato la «disponibilità della prefettura di portare le istanze del territorio al governo centrale». Impostazione che è stata confermata anche dai parlamentari, la senatrice Simona Petrucci e l’onorevole Fabrizio Rossi, che sono in contatto con il ministro Adolfo Urso.
Il ruolo della Regione e il ministero
Per arrivare sul tavolo di crisi del ministero, visto che l’azienda ha meno di 250 dipendenti, c’è bisogno della richiesta da parte della Regione con l’accordo dei sindacati. «La Regione è disponibile – ha detto l’assessore regionale Leonardo Marras – e lunedì consegnerò a Firenze un documento al ministro. La situazione è gravissima ed è giusto mettere in campo tutte le iniziative necessarie. Quello che dobbiamo capire è che è in gioco la chimica di base italiana, non soltanto una questione locale che per noi è prioritaria, perché il biossido di titania si produce solo a Scarlino».
«Adesso è finito il momento per gli alibi per la proprietà di Venator – ha commentato Rossi. – Le autorizzazioni per lo stoccaggio dei gessi rossi ci sono già dallo scorso mese di ottobre pertanto adesso l’azienda madre dica con chiarezza cosa vuole veramente fare: se vuole continuare ad investire in questa fabbrica e su questo territorio o se oppure ha intenzione di tirare i remi in barca e vendere».
«Il governo è pronto a fare la propria parte – conferma Rossi, che durante il dibattito da lettura di un messaggio appena ricevuto da parte del ministro Adolfo D’Urso – per salvaguardare sia i posti di lavoro, sia questa fabbrica».
Anche l’onorevole Marco Simiani ha posto l’accento sulla situazione: «Dobbiamo salvare la fabbrica e non l’azienda e per il futuro è necessario invece investire su tutto il polo industriale del Casone».
Sono intervenuti anche per le Rsu Emanuele Cascioli, il consigliere regionale Andrea Ulmi, il presidente della provincia Francesco Limatola, la consigliera comunale Chiara Vitagliano, il consigliere comunale Giacomo Manni, la consigliera comunale Mirjam Giorgieri, il rappresentante di Confindustria Toscana Sud Giovanni Mascagni, Nicola Menale, segretario di Sinistra Italiana.
La lettera dei sindaci del territorio alla proprietà della Venator
Era stata annunciata durante il consiglio comunale di Scarlino lo scorso 31 dicembre ed è stata oggi letta a Gavorrano. È la lettera firmata dai sindaci del territorio delle Colline Metallifere e dal presidente della Provincia di Grosseto che è stata letta dalla sindaca di Scarlino Francesca Travison.
«Spettabile Consiglio di Amministrazione.
Questa lettera nasce da una situazione che non possiamo più ignorare, dopo un lungo e difficile percorso di trattative volte a salvaguardare l’attività dell’impianto Venator Italy situato nel Comune di Scarlino.
Come pubbliche amministrazioni, abbiamo fatto tutto quanto era in nostro potere per sostenere l’azienda, agevolandone ogni possibile opportunità di ripresa. Abbiamo preso decisioni complesse, lavorato con dedizione e celerità per trovare soluzioni, approvato interventi che, per quanto difficili, ritenevamo indispensabili per garantire un futuro all’impianto e ai suoi lavoratori.
Eppure, oggi ci troviamo di fronte a una situazione di profonda incertezza. La mancanza di un piano industriale chiaro, i continui rinvii e il silenzio che avvolge il futuro di Venator non sono più tollerabili. Questa immobilità getta un’ombra oscura non solo sui dipendenti diretti dell’azienda, ma anche su tutto l’indotto che ruota attorno a essa. Parliamo di centinaia di famiglie, di imprenditori locali e di un intero tessuto economico e sociale che dipende dalla sopravvivenza di quell’impianto.
La nostra richiesta è semplice ma fondamentale: vogliamo la verità. Quali sono i reali piani per il sito di Scarlino? L’incertezza non è più accettabile. Questo territorio, che per decenni ha dato moltissimo all’azienda, merita rispetto e chiarezza.
Il mancato coinvolgimento e la mancanza di trasparenza hanno creato un clima di sfiducia e preoccupazione diffusa. Le ripercussioni di questa situazione vanno ben oltre i confini del nostro Comune: riguardano il PIL provinciale, la stabilità economica e sociale di una comunità intera, e la credibilità delle istituzioni locali.
Siamo pronti a intraprendere tutte le azioni necessarie per far valere le ragioni di un territorio che non può permettersi di perdere un’eccellenza industriale come Venator. Pretendiamo risposte chiare, decisioni concrete e un’assunzione di responsabilità da parte vostra.
Se la volontà dell’azienda è quella di rimanere, allora lo dimostri ripristinando l’attività produttiva, reintegrando i lavoratori in cassa integrazione e investendo sul futuro del sito. Se invece l’intenzione è quella di abbandonare il territorio, lo si dica apertamente. In tal caso, è fondamentale che Venator si impegni a lasciare spazio ad altri attori pronti a investire e a rilanciare l’impianto, garantendo un passaggio di consegne che tuteli lavoratori e territorio. Se anche questa ipotesi non potesse realizzarsi, il territorio sede dell’impianto dovrà essere bonificato da parte di Venator Italy, e lasciato al territorio come era all’origine. Questa è una certezza. Non cederemo, nonostante i costi per l’azienda, lo pretenderemo con ogni forza.
Le istituzioni, le imprese e i cittadini di questa provincia sono uniti e determinati a difendere il futuro di Scarlino e della Maremma intera. L’epoca delle attese e delle promesse non mantenute è finita. Ora servono risposte: chiediamo un incontro con i vertici dell’azienda quanto prima nella sede di Scarlino.
Con fermezza e determinazione».