GROSSETO – Secondo Legambiente, nel 2025, la Maremma potrebbe affermarsi come un modello di riferimento per l’agricoltura sostenibile a livello nazionale.
L’associazione ambientalista, impegnata nella promozione di pratiche agricole rispettose dell’ambiente e delle comunità, ha accolto, dunque, con interesse l’intervento di Simone Castelli, presidente provinciale di Coldiretti, che ha sottolineato l’urgenza di politiche strutturali a sostegno del reddito degli agricoltori, aggiungendo che il futuro del settore dipenderà anche dalla capacità di attrarre nuove generazioni, valorizzare il made in Italy e scommettere sulla sostenibilità. Temi che “si intrecciano con la visione di Legambiente, che considera l’agroecologia un pilastro imprescindibile per affrontare le sfide climatiche e garantire una maggiore resilienza ai territori rurali”.
“La Maremma – spiega Angelo Gentili, responsabile agricoltura dell’associazione – ha le caratteristiche ideali per diventare un laboratorio di sostenibilità. È un territorio che custodisce biodiversità, tradizioni agricole secolari e un tessuto sociale pronto a innovare, ma per farlo servono scelte politiche decise e una pianificazione strategica. Occorre, in prima battuta, garantire il reddito agli agricoltori attraverso il giusto prezzo dei prodotti ed evitando le speculazioni del mercato, ma anche tutelare la filiera tradizionale e del made in Italy, garanzia di genuinità e salubrità. Uno degli strumenti su cui puntare sono anche i biodistretti, modelli virtuosi di gestione integrata e sostenibile delle risorse agricole e ambientali. La costituzione del Distretto biologico della Maremma Toscana è già un esempio positivo, ma è necessario un ulteriore passo avanti. L’obiettivo è accrescere ulteriormente la Sau (Superficie Agricola Utilizzata) dedicata al biologico, che oggi si avvicina al 45%, considerando sia la superficie convertita sia quella in conversione. Incrementare questa percentuale significherebbe non solo ridurre l’impatto ambientale delle attività agricole, ma anche consolidare una rete di imprese capaci di rispondere alla crescente domanda di prodotti sani e sostenibili”.
Per raggiungere questi traguardi, Legambiente chiede un impegno concreto da parte della Regione Toscana e delle amministrazioni comunali. In particolare, sottolinea che “è necessario destinare una quota significativa dei fondi della Pac (Politica agricola comune) al sostegno delle aziende biologiche e promuovere l’introduzione di prodotti biologici nelle mense pubbliche, come scuole, università e ospedali. Inoltre, sollecita l’incremento dell’utilizzo di prodotti biologici e tradizionali del territorio anche nelle strutture della ristorazione e dell’ospitalità per accentuare la dimensione identitaria e per valorizzare anche nel comparto turistico questa filiera”.
Nell’opinione di Legambiente, però, la transizione verso un’agricoltura sostenibile non può limitarsi al biologico. “I cambiamenti climatici – afferma l’associazione – stanno già incidendo profondamente sul settore agricolo, con eventi estremi come siccità, alluvioni e ondate di calore che mettono a rischio i raccolti e la stabilità economica delle aziende agricole. L’adattamento climatico deve diventare, pertanto, una priorità. Servono politiche che incentivino l’uso di tecniche agronomiche innovative, il recupero e l’uso razionale delle risorse idriche, l’utilizzo di varietà meno idroesigenti e che si adattano meglio ai cambiamenti climatici e la tutela del capitale naturale e della biodiversità”.
Un altro fronte strategico è quello delle agroenergie, con particolare attenzione all’agrivoltaico. Questa tecnologia permette di combinare la produzione di energia rinnovabile con le attività agricole, ottimizzando l’uso del suolo e creando nuove opportunità economiche per le aziende. “L’agrivoltaico dimostra che innovazione e tradizione possono convivere – aggiunge Gentili – e che è possibile produrre energia pulita senza compromettere la vocazione agricola di un territorio. Le istituzioni locali si adoperino per promuovere progetti di agrivoltaico che rispettano il paesaggio e le esigenze delle comunità rurali, garantendo che l’agricoltura e l’allevamento restino centrali e prioritari. Grazie proprio all’ombreggiamento dei pannelli si può altresì creare un binomio molto positivo tra produzione energetica e coltivazione agricola per fronteggiare l’eccesso di calore legato ai cambiamenti climatici, diminuendo l’evapotraspirazione e favorendo lo sviluppo delle singole colture”.
La sfida, secondo l’associazione, è coniugare innovazione tecnologica e sostenibilità economica, ambientale e sociale, facendo della Maremma un esempio concreto di sviluppo equilibrato e un vero e proprio laboratorio di ricerca e sperimentazione in chiave sostenibile anche attraverso il contributo delle università Toscane.
“Se il 2025 sarà l’anno della svolta dipenderà dalla capacità di istituzioni, imprese e cittadini di agire con coraggio e lungimiranza – conclude Gentili -. Legambiente si mette a disposizione delle associazioni di categoria e delle istituzioni per collaborare in questa direzione, convinta che, in un contesto segnato da grandi incertezze climatiche ed economiche, il territorio possa dimostrare che un modello agricolo più giusto, rispettoso e innovativo non solo è possibile, ma indispensabile”.