
GROSSETO – «Le dimissioni di Luciano Calì, rappresentano un duro colpo per l’Anpi e per tutti coloro che credono nei valori della Resistenza» a dirlo Marzia Mestrello, iscritta all’Anpi.
«Un gesto che, a prima vista, potrebbe sembrare un arrendersi, in realtà cela una profonda amarezza e un atto di coraggio. Parlandone con iscritti e non iscritti ho appreso che in realtà le dimissioni sono state l’estremo tentativo per non veder applicato il ricatto di promuovere una campagna anonima a mezzo stampa finalizzata a screditare l’Anpi qualora il presidente non avesse acconsentito a mettere in votazione una mozione, presentata da sette componenti su 28 del comitato direttivo provinciale, volta ad obbligare 15 sezioni e 1500 iscritti ad andare verso un congresso straordinario solo per il bisogno narcisistico di rigiocare all’infinito la stessa partita con la speranza di poterla vincere».
«È evidente che il bene comune e la tutela della comunità sono stati sacrificati sull’altare di interessi personali e di una lotta di potere sterile – prosegue Mestrello -. In un momento storico così delicato, in cui i valori antifascisti sono più che mai sotto attacco, assistere a simili dinamiche all’interno di un’associazione come l’Anpi è inaccettabile».
«Pertanto il mio appello a riflettere sul senso di appartenenza a una comunità e sul rispetto delle istituzioni. La campagna diffamatoria, anonima e non, sia prima che dopo le dimissioni è una violenza inaudita, che colpisce non solo Calì, ma l’intera base associativa. Le dimissioni di Calì sono un monito per tutti noi aderenti all’Anpi. Ci ricordano che anche all’interno di organizzazioni storiche e prestigiose possono annidarsi tensioni e conflitti che mettono a rischio l’unità e la coesione. È fondamentale che l’Anpi sappia reagire a questa crisi, ricompattando le proprie forze e rilanciando con rinnovato impegno la propria missione».
Maestrello poi ci invia alcuni stralci della lettera di dimissioni dell’ex presidente provinciale Luciano G. Calì: «Da qualche tempo ormai i consueti movimenti sotterranei in seno al gruppo dirigente, più evidenti ad ogni tornata con l’approssimarsi delle scadenze congressuali, ponevano insistenti pressioni per un cambio della linea politica dell’Anpi, sempre immaginata e voluta dalle partigiane e dai artigiani autonoma e terza attraverso le indicazioni dello Statuto fondativo del 1944».
«Davanti alla concreta possibilità di veder nuovamente applicata la strategia delle lettere anonime inviate alla stampa per destabilizzare l’ambiente e la credibilità complessiva dell’Anpi, come avvenuto più volte e puntualmente in questi anni, con rammarico e l’animo pesante ho compiuto l’unica azione possibile nell’estremo tentativo di far cessare l’ennesimo attacco, ovvero mettere sul tavolo le mie dimissioni con la richiesta di accoglierle immediatamente, senza indugi. Era fondamentale cercare di tutelare le migliaia di iscritte e di iscritti in Maremma, come avvenuto in casi simili non solo a Grosseto, perseguendo la linea d’azione tracciata dall’Anpi nazionale dando priorità all’integrità della nostra associazione».
«In democrazia tutte le cariche sono, sempre e fortunatamente, pro-tempore. Hanno un momento di inizio ed una conclusione. Ma se è vero che un percorso s’interrompe, l’impegno da orgoglioso militante antifascista, tra e insieme alle iscritte ed agli iscritti dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, rimane e proseguirà con maggiore determinazione al servizio della nostra bella e sempre più numerosa comunità» conclude Calì.