
GROSSETO – Si sono riuniti sotto il Comune di Grosseto con striscioni per ribadire i diritti dei gatti randagi e di colonia. L’associazione Occhi di gatto, composta da un centinaio di gattare, animalisti e custodi di colonia, sta portando avanti da tempo un braccio di ferro con l’amministrazione comunale soprattutto sul tema delle sterilizzazioni di gatti.
«Siamo stanche, sole, esauste e arrabbiate – afferma la presidente dell’associazione Occhi di gatto, Michela Cecconi – e siamo qui per dare voce a chi di solito non la ha. Questa associazione è nata per sostenere i volontari e le gattare che aiutano i gatti di strada. Abbiamo richiesto più volte incontri al Comune e ne abbiamo avuto solo uno da cui dovevano nascere altri incontri e invece nulla è cambiato. Le cucciolate continuano a nascere ed ad avere bisogno di stallo, ed è tutto sulle spalle di volontarie e cittadini».
«Da parte del Comune abbiamo trovato un muro – le fa eco la vicepresidente, Sofia Mangiarotti -. Le volontarie non solo non ricevono alcun sostegno economico per il cibo, ma neppure per le spese veterinarie. Non abbiamo neppure un luogo per gli stalli e siamo costretti a tenere in casa gatti bisognosi di cure o post sterilizzazione. Abbiamo chiesto più sterilizzazioni e non ci sono state date. Per le prenotazioni gli uffici della Asl rispondono quattro mattine all’anno. Le volontarie sono costrette a pagare di tasca propria ciò che sarebbe preciso compito del Comune per prevenire il randagismo. Inoltre le modifiche fatte al nuovo regolamento per la tutela degli animali sono peggiorative. Cancellati gli interventi comune contro randagismo felino. Il Comune riceve fondi per le sterilizzazioni: che fine fanno questi soldi? Come vengono utilizzati? È stato introdotto il divieto di alimentare cani e gatti randagi da parte dei cittadini su tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico, norma che non esiste da nessuna parte. Il divieto di mettere casette anche nelle colonie. Sono state inviate pec per togliere la casetta e il rifugio in cui stavano riparate le ciotole. Ora i gatti stanno al freddo e mangiano crocchette in brodo. Qui tutto si regge sui volontari, vorrà dire che le prossime cucciolate le porteremo al sindaco».
Poi Mangiarotti risponde all’assessore all’ambiente e agli affari animali Erika Vanelli che ieri ha mandato una nota ai giornali: «l’assessore afferma che a Grosseto sono i singoli soggetti e non le associazioni a gestire le colonie e questa sarebbe un’anomalia rispetto ad altri Comuni, ma intanto a me risulta che Enpa gestisca la colonia vicino all’ippodromo, e a Prato, ad esempio, sono 1.100 le colonie intestate a custodi, figura prevista dalla legge regionale. Quel che è anomalo è semmai è che qui ai custodi non viene fatta nessuna formazione. Qui si hanno solo obblighi. I gatti malati non vengono accolti né al gattile sanitario né alla Asl. La legge prevederebbe la possibilità di accedere agli scarti delle mense e invece il nostro Comune vieta questa possibilità ai custodi delle colonie».
«Per quanto riguarda le sterilizzazioni Vanelli afferma che Asl e Ordine dei veterinari sarebbero concordi nel dire il contrasto al proliferare dei gatti liberi non si possa ricondurre solo alle sterilizzazioni ma che si debba ridurre l’alimentazione dei gatti perché alle sterilizzazioni Asl arrivano gatti in sovrappeso. Ora – chiede Mangiarotti – io chiedo all’assessore che ci dica qual è la percentuale di gatti che arriverebbe in sovrappeso, e ci indichi quale sia il cibo corretto da dare, e la quantità, considerando che, contemporaneamente, nelle colonie vivono e si nutrono in contemporanea, adulti e cuccioli, femmine incinte e gatti anziani o malati. Ma soprattutto ci indichino gli studi fatti in cui si afferma l’inefficacia delle sterilizzazioni se alcuni elementi sono in sovrappeso, altrimenti, cara assessora, le sue restano chiacchiere al vento».
Matteo Della Negra ha analizzato la normativa in merito agli animali, sia nazionale che regionale. «Vanelli ha comunicato che le sterilizzazioni non sono in carico al Comune come previsto dalla legge. Se è come dice l’assessora perché i gatti liberi, una volta sterilizzati, vengono microchippati dalla Asl con microchip intestato al sindaco? La legge stabilisce che il controllo popolazione dei gatti liberi tramite sterilizzazione venga fatto presso la Asl. Ma l’assessore nel citare la legge omette di dire che è il Comune a dover provvedere prioritariamente a fare piani di controllo nascite tramite la sterilizzazione. Quindi le sterilizzazioni si fanno presso la Asl ma è il comune a dovervi provvedere. Tra l’altro, come avvenuto in passato anche a Grosseto (nel 2017 e nel 2020), il sindaco può anche scegliere di fare una convenzione con un privato, mettendo a disposizioni risorse e non lavandosene le mani come sta facendo ora».
«In applicazione della legge 157 il sindaco esercita la cura dei mammiferi che vivono allo stato libero sul territorio comunale. Anche la Corte di cassazione ha ribadito questo concetto, come la legge regionale toscana. Deve garantire cibo, acqua e cure sanitarie. Assicurare un ricovero idoneo e pulito. L’art 34 dice che i sindaci provvedono al controllo della crescita della popolazione felina con interventi di cattura e reimmissione e di sterilizzazione effettuati dalla Asl». .
Poi a parlare sono state le varie volontarie e intestatarie di colonia.
Manuela: «Ho catturato e fatto sterilizzare undici gatti in un anno, quattro dall’asl e il resto a spese mie. Anche perché c’è un solo giorno a settimana per le sterilizzazioni e non sempre si riesce a prenderli il giorno prima. Sarebbe opportuno che il Comune facesse una convenzione con i veterinari per snellire la procedura e fornisse luoghi per la degenza prima di rimetterli in liberà dopo l’operazione,. Oltre ad accollarci spese mediche e cibo ci troviamo in difficoltà a trovare ripari dove mettere ciotole per cibo e acqua. Il comune lo vieta dice per una questione di decoro urbano, ma conoscendo la zona artigianale dove vengono abbandonati ogni tipo di rifiuto sono ben altri i problemi di decoro urbano».
Paola racconta: «Ho due colonie, circa 30 gatti in totale. Una delle colonie è censita. Tutti i gatti sono da sterilizzare. In passato tutti sono stati sterilizzati a spese nostre, mie e di mio marito. Al momento ho 4 gatti terminali. E servirebbe un posto per stallarli».
Laura, storica gattara da 25 anni, spiega «Mi alzo alle 6, porto da magiare in via Siria, via Senegal e via Birmania poi accudisco quelli in città. E ho sempre pagato le sterilizzazioni. Io mi sto rovinando».
Cristiana, una delle nuove volontarie, fa un appunto ai concittadini: « rivolgo a quei proprietari che spesso ritengono sia giusto lasciare liberi di circolare i propri gatti. Anche quelli ricadono sulle nostre spalle. Intanto non sempre se la cavano. E spesso vanno a importunare quei gatti che per strada ci devono stare per forza. Spesso li sfamiamo noi. Circolano spesso interi contribuendo alla proliferazione incontrollata, alla trasmissione di malattie creando sconpiglio nelle colonie, a rischio di incidenti, anche di procurarli, oltre ad essere investiti. Animali a volte anziani che vengono lasciati a loro stessi perché hanno sempre vissuto così. E invece avrebbero bisogno di farmaci o cibo specifico. Sarebbe bene istituire il chip obbligatorio per i gatti così come per i cani».
Renata ribadisce: «La sterilizzazione è una questione di civiltà e di rispetto. Anche per quei cittadini che non vogliono i gatti a fare bisogni nelle loro proprietà. La prima amministrazione Vivarelli Colonna fece una convenzione con la Asl e i privati per sterilizzare. Il comune di Castiglione ha una convenzione con un veterinario locale. Io sono 20 anni che faccio sterilizzazione a spese mie».
Infine una nota legale: il 7 marzo 2017 una nota del Ministero della salute, a precisa domanda se alle sterilizzazioni potessero accedere solo i gatti colonie o anche gatti del territorio abbandonati o di nessuno, rispose “si certamente”. La norma richiamata indica come condizione sufficiente che il gatto sia libero.