MASSA MARITTIMA – Due giorni dopo i festeggiamenti per l’anniversario dei 40 anni della Cgil di Follonica, oggi 9 novembre, la Camera del lavoro di Massa Marittima ha festeggiato la sua sede rinnovata.
Cgil e Spi Cgil Grosseto, hanno fatto iniziare la mattinata con un incontro che ha ospitato la presentazione del libro “Le Camere del lavoro di Massa Marittima e Follonica”, di Silvano Polvani. Una presentazione che ha richiamato al valore del passato ma anche all’importanza della sua traduzione in impegno futuro. La mattinata è stata chiusa poi dalla vera e propria festa della ristrutturazione della sede storica della Cgil di Massa Marittima, terminata con lo spettacolo degli sbandieratori e musici massetani.
L’evento ha celebrato anche la storia della Camera del lavoro di Massa Marittima, il cui primo embrione fu posto nel 1896 dai socialisti Gaetano Poli, Pietro Ravagli e Fabio Vecchioni. I festeggiamenti di questo 2024 riconsegnano ai cittadini una Camera del lavoro che rappresenta un presidio a servizio di lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati del territorio.
Un porto sul futuro al quale molti sanno di poter fare sicuro attracco.
Dall’eredità dei minatori al referendum per l’autonomia differenziata
L’introduzione di Gianfranco Biondi, segretario lega Spi Cgil Massa Marittima, Montieri e Monterotondo marittimo, ha tracciato i contorni della mattinata, ricordando il compianto Lirio Orlandini, anima della Cgil massetana, scomparso nel 2020. Una targa a suo nome è stata posta nella nuova sede ristrutturata, a memoria del suo impegno e valore.
Subito dopo ha preso la parola la sindaca Irene Marconi, per portare i suoi saluti.
«È davvero importante restituire a Massa Marittima un luogo rinnovato e accogliente per tutti – ha annunciato Marconi, prima cittadina del Comune – Il libro di Polvani è una bella testimonianza. Un lavoro di ricerca che illustra una grande attività della Camera del lavoro, che negli anni si è sforzata per mantenere sul territorio servizi di qualità e tutele per i lavoratori. Credo si debba ringraziare la Cgil per il suo impegno. E il fatto che continui ad investire anche su Massa Marittima è un bel segnale».
«Il sudore e il sangue versati nelle nostre miniere, il lavoro e la speranza dei lavoratori, hanno dato a Massa Marittima un rilievo nazionale – ha detto Silvano Polvani, introducendo la sua opera -. Sono partite da qui le rivendicazioni che poi hanno inciso su tutto il mondo del lavoro. Nei luoghi di lavoro e di ritrovo di Massa si parlava della lotta dei minatori, che guardava a un significativo miglioramento di vita per tutti quanti. Anche le donne hanno collaborato attivamente a quelle rivendicazioni, andando anche al congresso nazionale.
«Il libro richiama a valori percepiti come antichi ma che devono essere sempre presenti nelle nostre vite – ricorda Polvani – dal lavoro a quella sacrosanta dignità che proprio e solo il lavoro dà. Così come la capacità di fare gruppo e di interessarsi delle cause collettive, importanti per la sopravvivenza di tutti».
La conferenza ha ospitato anche la testimonianza di Roberto Stefanelli, che proprio da bambino ha affiancato le attività del sindacato in quella “lotta dei 5 mesi” che vide proprio i minatori delle colline metallifere al centro delle rivendicazioni sociali e sindacali. Fu lui ad aiutare l’attività sindacale di babbo Adolfo (detto “Mosca”) con il volantinaggio, ed è sempre lui oggi a non riuscire a nascondere la commozione, davanti all’impegno che la Cgil nazionale, regionale e grossetana hanno profuso nella ristrutturazione della sede massetana. «Ringrazio tutta la CGIL per l’impegno preso e portato a termine – dice Stefanelli – un impegno non banale che tutti noi accogliamo con vera gioia. Il palazzo ha una storia lunga e segnata dagli impegni del sindacato, e la nuova ristrutturazione dà valore anche a tutta la piazza. Credo si debba essere orgogliosi di questa sede, che anche strutturalmente è stata studiata per andare ristrutturata incontro alle persone».
Andrea Pistolesi, l’architetto che si è occupato del progetto, ha parlato brevemente del progetto, che ha creato spazi ospitali e sicuri per operatori e ospiti. «Il fabbricato ha sicuramente radici tra fine 700 e inizio 800 – dice Pistolesi – Fino a 4 anni fa si è cercato di fare il possibile per mantenere le sue condizioni, poi non è stato più possibile non intervenire. Un intervento era necessario, andava messo in sicurezza con un intervento imponente, ed è quello che è stato fatto. Ora è pronto ad ospitare anche un ascensore per abbattere ulteriormente le barriere architettoniche».
«Il recupero della sede di Massa Marittima è stato condiviso da Cgil regionale e nazionale da Inca nazionale – ha detto Monica Pagni, segretaria generale Cgil Grosseto –. Tutti, leggendo la storia di questa sede e di questo territorio hanno ritenuto che fosse un patrimonio dell’organizzazione. La costruzione è quella che ha l’aspetto più semplice se la confrontiamo a quelle vicine del palazzo del Comune e del Duomo, ma è qui, nella loro stessa piazza, testimone e monumento dell’importanza del lavoro nella vita di tutti noi».
«La memoria è importante e fondamentale, se non sappiamo da dove veniamo è difficile capire dove vogliamo andare – prosegue Pagni –. E oggi come in quegli anni di miniere e minatori, siamo davanti a un futuro che ci dovremo conquistare con lotte e resistenza. Siamo davanti a un governo che non si scandalizza davanti a un futuro presidente americano che dice di volere dei generali come quelli di Hitler, un governo che cerca di spaventare le persone sventolando lo spauracchio di rivolte violente facendo riferimento alla “rivolta sociale” richiamata dal segretario generale Cgil. Quando la rivolta sociale intesa dal sindacato comprende solo strumenti democratici e pacifici per manifestare il dissenso, come quello dello sciopero».
«Le persone non possono più essere oggetto di certe angherie – conclude Pagni –. Lavoratrici e lavoratori pagano le tasse anche per chi evade e chi accumula ricchezze impensabili tramite speculazione o condoni. Serve di uscire da questa indifferenza e rassegnazione troppo diffuse. C’è da reinventare un mondo e un’economia. Donne e giovani avranno un ruolo fondamentale, se pensiamo che la percentuale di donne inattive in provincia è più alta di quella della Calabria, dobbiamo capire che c’è molto da fare ma anche che molto si può fare. E non possiamo farci convincere che non c’è un’alternativa a questo capitalismo spinto, alla finanziarizzazione e privatizzazione estreme. La Cgil ha la responsabilità di portare avanti un modello sociale che guarda alle persone e non abbiamo davanti solo lo sciopero del 29 ma anche una stagione referendaria che guarda dritta al futuro del Paese. Se stiamo tutti insieme e lottiamo per un futuro possibile, sappiamo di poterlo realizzare per il bene delle generazioni future».