COLLINE METALLIFERE – «A seguito degli articoli usciti su varie testate giornalistiche in ordine alla vicenda del presidente di un’associazione condannato dal Giudice del Lavoro di Grosseto per condotte moleste e discriminatorie ai danni di due lavoratrici, gli avvocati che assistono le due donne nei vari procedimenti penali e civili tuttora pendenti intendono replicare e riportare la vicenda nella sua integrità e correttezza, al fine di una corretta informazione e nell’interesse delle medesime» A parlare sono gli avvocati Carlo De Martis, Domenico Fiorani, Yuri Forgione e Silvia Muratori.
«In tali articoli – riferiscono gli avvocati – si parla delle nostre assistite in termini poco corretti poiché evidentemente le fonti hanno riportato alla stampa circostanze parziali quando non del tutto errate».
«Le dipendenti dell’associazione hanno entrambe sporto querela per mobbing, lamentando reiterate molestie sessuali e discriminazioni sul lavoro perpetrate in loro danno dal presidente dell’associazione stessa. Una vicenda i cui profili hanno indotto non per nulla anche l’intervento della consigliera provinciale di parità, istituzionalmente deputata a trattare le dinamiche di discriminazione sul lavoro fondate sul sesso. Una vicenda, aggiungiamo, che ha provocato in danno delle nostre assistite anche l’insorgere delle tipiche, gravi patologie da mobbing, già accertate in sede medico-legale dal dipartimento di prevenzione dell’azienda ospedaliera pisana» prosegue la nota.
«E’ vero che il Pm ha chiesto l’archiviazione per dette querele, ma i sottoscritti difensori hanno presentato opposizione che confidiamo sarà accolta dal Gip. L’udienza per discutere della richiesta di archiviazione e dell’opposizione si terrà il 13.03.2025 davanti al Gip del Tribunale di Grosseto, Cecilia Balsamo. Quindi il procedimento penale è tutt’altro che concluso».
«Nel frattempo una delle nostre assistite, che ha passato molto tempo in malattia a causa dei comportamenti subiti, ha promosso di fronte al giudice del lavoro Grosso un procedimento ex art 38 del Codice delle pari opportunità avverso le molestie sessuali e le discriminazioni subite che è stato totalmente accolto, con la condanna dell’associazione a corrispondere alla lavoratrice una somma pari a 10mila euro quale danno non patrimoniale oltre alla refusione di tutte le spese di giudizio. L’associazione ha promosso opposizione avverso questo provvedimento il cui procedimento sarà discusso per la prima volta il 26 febbraio 2025 dalla Leone».
«La denunciata dinamica di mobbing è infine esitata, come purtroppo frequentemente avviene in simili contesti, con i licenziamenti delle lavoratrici che, naturalmente, hanno già impugnato tali provvedimenti poiché palesemente discriminatori».
«La dinamica ritorsiva in danno delle nostre assistite non si è peraltro arrestata all’espulsione dall’ambito lavorativo. Non solo nei confronti di una delle due ex dipendenti l’associazione ha bloccato il pagamento della liquidazione, costringendola a ricorrere all’autorità giudiziaria per ottenere una forma di sostentamento qual è il Tfr, ma addirittura entrambe le vittime di questa vicenda sono state raggiunte, con peculiare tempismo, da querele per diffamazione».
«Contiamo di dimostrare l’assoluta innocenza delle due ex dipendenti nonché l’assoluta strumentalità delle querele presentate. Quindi, al momento, in concreto c’è solo la condanna del presidente dell’associazione da parte del Giudice del lavoro. Ci è sembrato giusto chiarire la situazione soprattutto nell’interesse delle nostre assistite, le quali rischiavano di passare da parti lese per maltrattamenti a soggetti diffamanti, perché questo non corrisponde alla realtà dei fatti».