
GROSSETO – “Il 4 novembre del ’66, esattamente cinquantotto anni fa, l’Ombrone ruppe gli argini e Grosseto finì sott’acqua. Una ferita che ancora oggi è aperta”.
Così il sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna nella giornata del 58esimo anniversario.
“Ogni grossetano – dice -, da quel momento, vive la data del 4 novembre in una sorta di timoroso rispetto, un sentimento che si mescola alla paura, alla tristezza, al ricordo. Rotella e Bianciardi definirono quell’alluvione come della povera gente, un dramma vissuto da una terra povera e in cui la disoccupazione era altissima. I maremmani, allora come oggi dediti al sacrificio, all’impegno, alla perseveranza, seppero risollevarsi e la città ritornò pian piano alla normalità”.
“Oggi Grosseto si trova in una condizione molto diversa: gli argini sono stati ben rinforzati, abbiamo riorganizzato e potenziato il sistema di Protezione civile e strutturato un efficiente piano preventivo di evacuazione: insomma siamo certamente più sicuri.
Ma pensare a quell’autunno del ‘66 fa male al cuore. Così come ancora più dolore provoca il vedere disastri simili che si verificano in giro per il mondo, vuoi per l’intensificarsi di eventi meteo calamitosi, vuoi per gli errori nelle progettazioni delle città, negli interventi urbanistici, nelle scelte dei luoghi di costruzione”.
“Quando penso all’alluvione la prima cosa che mi viene in mente è il silenzio. Un silenzio rotto dalle urla strazianti, dai versi acuti degli animali terrorizzati, dall’acqua che invade gli scantinati e violenta le vite. Sensazioni orribili. Pensieri orribili di realtà annichilite che hanno trovato comunque la forza di rialzarsi”.
“Una comunità è molto più dell’insieme di alcune persone che vivono in un posto: è armonia, coraggio, visione, senso di appartenenza. È il vincere le sfide che la vita pone. È il non arrendersi. Grosseto, nei giorni che seguirono quell’orribile 4 novembre del ’66, fu più che mai unita. Fu più che mai una terra cui guardare con orgoglio e fierezza. Il 4 novembre ricordiamo l’alluvione. E teniamo anche bene a mente i giorni che giunsero dopo: gli attimi della rinascita, le settimane in cui il capoluogo della Maremma si rimboccò le maniche e dimostrò il suo straordinario lato solidale, dimostrò di essere comunità”.