CAMPAGNATICO – Poche ore di sostegno. Talmente poche che i genitori sono costretti a stare a casa dal lavoro per seguire il figlio quando non è a scuola.
È la situazione drammatica di una famiglia di Campagnatico con un figlio autistico di 14 anni.
«Mio figlio frequenta la terza media dell’istituto comprensivo “Tozzi” di Civitella Paganico. Per lui sono state richieste e assegnate il massimo delle ore di sostegno scolastico ministeriali: 18 ore settimanali». L’offerta formativa della scuola è di 36 ore racconta la madre.
Soltanto la metà dell’orario scolastico è coperto dal sostegno e così il ragazzino deve rinunciare al proprio diritto all’istruzione e alla socializzazione.
Una parte delle ore, 18, le mette il Ministero. L’altra parte le dovrebbe mettere il Comune di residenza come previsto dal Pei (Piano educativo individualizzato che viene redatto per gli studenti con disabilità) e come sancito da una recente decisione del tribunale di Torino. «Peccato che quest’anno il Comune di Campagnatico non abbia messo coperture sufficienti sul sociale. Le ore sono solo due a settimana, e neppure dedicate a mio figlio, ma da spalmare su tre ragazzi, tutti con disabilità grave. Quindi, di fatto, a lui non tocca nulla».
Questo significa che delle 36 ore di scuola il ragazzo ne fruisca solo la metà. Cosa comporta questo? Che i genitori sono costretti a rinunciare a ore di lavoro per seguire il ragazzo.
E già questo è un problema non da poco per una famiglia, sia di organizzazione che di introiti economici. Ma il problema forse maggiore è che il ragazzo deve rinunciare ad un diritto: quello all’istruzione, garantito costituzionalmente. Ad apprendere. Alla socializzazione. Alla possibilità di intessere rapporti con i compagni di classe, di partecipare alla vita della comunità scolastica di cui finisce per far parte solo a metà. Facendo tra l’altro venir meno una continuità che per un ragazzo autistico è ancora più importante.
«Abbiamo provato a parlare con il sindaco ma non abbiamo avuto riscontri purtroppo» conclude la mamma che si sente abbandonata dalle istituzioni e dalla comunità.