GROSSETO – “E’ un momento delicato e c’era la necessità di ascoltare la mia voce che sono il rappresentante di questi ragazzi, la persona che in assoluto si è presa la responsabilità di quello che sta succedendo perché le responsabilità sono mie: le scelte sono state fatte tutte da me e non vedo altre persone che possano avere colpe. Se la società può avere una colpa può essere quella che ha avuto fiducia in me fino in fondo. Se c’è da puntare il dito, va puntato su Malotti e non sulla società o Vetrini. Il problema non è se sono soddisfatto o no di questa rosa, ma sono obbligato a migliorarla, è il mio compito e per questo sono a Grosseto. Voglio restare a Grosseto, migliorare questi ragazzi e portarli a fare quello che sanno fare”. Mister Malotti è un fiume di parole, quelle che finalmente rompono il silenzio del dopopartita di Livorno, senza dichiarazioni ufficiali dal fronte biancorosso dopo il clamoroso ko dell’Armando Picchi. E come al solito il tecnico dei grossetani, alla conferenza stampa aperta anche ai tifosi, non cerca scuse o alibi, ma va diretto ai cuore del problema e forse anche della città (foto d’archivio di Paolo Orlando).
“Uno dei problemi più gravi in assoluto – ha continuato – che è dipeso da me, poiché ho fatto un errore imperdonabile, è che in un momento delicato e difficile l’allenatore deve stare accanto ai giocatori. Ancora oggi non sono vicino ai miei ragazzi, per sostenerli in situazioni del genere dove se posso muovere un’accusa ai ragazzi è che anche quest’anno a volte pecchiamo di quella personalità giusta che ci può spingere a non ci fa credere fino in fondo a quel che si può fare. Sono dispiaciuto e amareggiato per me quel che mi circonda, per chi fa sforzi economici importanti per questa società, per i tifosi che ci seguono e hanno creduto fino all’ultimo a noi. La mia preoccupazione è di non essere in campo. Se vedessi che la squadra non gioca non tira in porta, mi preoccuperei, ma domenica nel primo tempo ho visto un Grosseto che gioca, che crea. Poi è impensabile che un Grosseto che rientra in campo prende tre gol in dodici minuti, è impensabile che in cinque tiri abbiamo preso cinque gol, il portiere non ha fatto una parata. E’ una lacuna che devo risolvere. Come facevo a cambiare una squadra che aveva fatto un primo tempo perfetto? La squadra inspiegabilmente ha perso la testa, le misure, le distanze, tutti all’attacco, ha preso gol su ripartenze, come il promo gli del Poggibonsi con i giocatori che non erano nel posto in cui dovevano stare. ma i giocatori hanno bisogno di assestamento. Fra le maggiori problematiche, intanto devo rientrare in panchina. E vi giuro che il Grosseto ha tanta voglia di dimostrare quanto promesso, che saremo protagonisti e vogliamo esserlo”.
Lo sguardo e la favella corrono al prossimo match, interno, contro la rivale per eccellenza Sangiovannese: “Domenica ci sarà la partita più importante e difficile dell’anno e ci sarà un clima giustamente pesante e sarete pronti a insultarci, diffamarci, fatelo pure ma non ci fermerà nemmeno questo, perchè abbiamo voglia di farvi vedere chi siamo, la squadra è forte, se non lo fosse non avrebbe fatto il primo tempo fatto a Livorno. Dobbiamo esaminare e migliorare l’aspetto vero della squadra. Sta a me amalgamare meglio i ragazzi, capire quel che non va. l’anno scorso mi ci è voluto troppo e quest’anno devo farlo velocemente. Se non sono in grado, la società dovrà guardarsi intorno. Ma è ancora presto per gettare il cappello per l’aria, questo è un campionato difficile, basta vedere altri gironi come anche il nostro. Tutte le squadre, anche le forti, trovano difficoltà, ma hanno l’allenatore accanto. Se poi mi chiedete se sono da fucilare dico di si, perché ho fatto un grande errore. I ragazzi dovranno esser bravi per superare questo handicap causato da me”.
“Devo essere io a prepararli, a far capire loro che quello che è successo domenica non deve succedere – ha tuonato Malotti – La colpa è mia, sono stato un presuntuoso. Ho pensato che anche da soli potessero fare e invece non è così, li devo portare e trascinare io, non devo più prendere squalifiche. La società dovrebbe multarmi e togliermi lo stipendio per quattro mesi, se no non ho capito niente di questa società, di questa gente, dei maremmani. Chi ci sta deve essere grossetano fino all’anima, e questa maglia di deve cucire addosso. non ci sono fidanzate, non c’è nessuno. Io ho smesso di lavorare. C’è solo il Grosseto, solo il Grifone, solo la nostra maglia. Cucita addosso come se fosse una nostra seconda pelle. Chi non è così vada a casa. Ma siccome sono convinto che tutti ci tengano, che tutti non solo sono dispiaciuti ma vivono male questa situazione io li devo portare a sapere che vestire la maglia del Grosseto è una cosa importante, che rimarrà tutta la vita, da non sottovalutare, che è un’occasione che non devono sbagliare. Poi arriveremo secondi, terzi, quarti, quinti, ma le figure come domenica non si faranno più, quello ve lo garantisco io”.