SCARLINO – Il Consiglio comunale ad unanimità ha approvato la variante urbanistica per lo stoccaggio permanente dei gessi rossi con inserimento del terreno nel patrimonio comunale soggetto ad alienazione e la vendita progressiva per lotti attraverso la procedura pubblica.
«Questa variante – spiega l’Amministrazione comunale –, insieme all’atto integrativo della concessione del 2023 consentirà a Venator di avere uno spazio dove depositare i gessi rossi in attesa del progetto della Vallina. La nostra Amministrazione comunale è sempre stata presente in questa vicenda in primo luogo per tutelare i posti di lavoro diretti e dell’indotto del polo chimico del Casone: abbiamo scelto di vendere i 10 ettari di terreno in sette lotti, nella speranza che la nuova area per lo stoccaggio degli scarti di produzione di Venator a Gavorrano sia pronta quanto prima. Durante la compravendita dei terreni sarà anche concordato un equo ristoro a tonnellata depositata nel terreno venduto, denaro che, insieme al compenso ottenuto dalla cessione, entrerà nelle casse comunali e sarà investito in altri progetti. Crediamo che con questa operazione il Comune abbia fatto tutti gli sforzi possibili per salvaguardare l’occupazione della piana di Scarlino, sforzi che speriamo trovino risposta nelle future scelte dell’azienda. Chiaramente, non da meno rispetto alla tutela occupazionale, vigileremo affinché siano rispettati i termini della concessione per ciò che riguarda la tutela ambientale, altro aspetto sul quale l’attenzione resta altissima».
E sul consiglio comunale di ieri interviene anche l’opposizione. Scarlino nel cuore afferma: «Riteniamo doveroso chiarire la nostra posizione sui due temi principali affrontati: il futuro del Casone e la variante urbanistica del Puntone».
«Sul Casone abbiamo espresso un voto favorevole, proseguendo il lavoro avviato già nella scorsa legislatura dai capigruppo, in collaborazione con la maggioranza. La nostra decisione nasce da un forte senso di responsabilità: riteniamo che questa sia l’ultima opportunità per garantire un futuro occupazionale ai lavoratori del sito e sostenere la ripresa dell’azienda. Tuttavia, sarà fondamentale che l’azienda mantenga gli impegni presi, in particolare riguardo alla riduzione dei gessi e alla salvaguardia dei posti di lavoro. Il nostro voto rappresenta un atto di fiducia, ma vigileremo affinché le promesse vengano rispettate. Nel nostro programma elettorale abbiamo sottolineato l’importanza di uno sviluppo plurisettoriale per Scarlino, che includa industria, turismo e agricoltura. La chiusura del Casone avrebbe un impatto disastroso sull’economia locale, e per questo crediamo sia cruciale dare un’ultima chance all’azienda, nella speranza di una reale trasformazione sostenibile».
«Per quanto riguarda la variante al Puntone, ribadiamo che la nostra interpretazione del regolamento urbanistico resta corretta. Riteniamo che l’approvazione di questa variante non fosse necessaria né urgente, e soprattutto non corrisponde alla visione di sviluppo che il Puntone merita. Al contrario, questa scelta sembra destinata a tradursi in ulteriore e inutile cemento, con l’unico scopo di vendere seconde case, senza apportare alcun beneficio o servizio aggiuntivo per i residenti. Peggio ancora, temiamo che si possa trasformare in una cattedrale nel deserto, un’opera priva di vero valore per la comunità. In conclusione, come gruppo di opposizione, continueremo a batterci per il bene dei cittadini, sostenendo uno sviluppo sostenibile e coerente con le reali esigenze del territorio».
Anche Monica Faenzi (capogruppo di Scarlino Futura) è intervenuta sulla questione e ha esortato l’amministrazione ad “attenersi a quanto riportato nel Censimento del Piano regionale di Bonifica previsto dalla Legge regionale 25/98 diffuso da Arpat nell’anno corrente: ‘Il sito risulta in censimento perché gli esiti del monitoraggio condotti sulla falda non hanno dato l’esito sperato anche a causa del mancato contenimento e isolamento della sorgente di contaminazione primaria che insiste sia sull’area indicata per il Progetto in esame, sia su quella esterna ad essa, da parte del Comune di Scarlino, in qualità di Soggetto obbligato, si dovrebbe produrre adeguate indagini investigative che attualizzino le informazioni sul sito'”.
“All’amministrazione chiediamo quindi di attenersi a quanto diffuso da Arpat – afferma Scarlino futura -, monitorando e soprattutto tutelando la qualità delle falde di quel terreno già ampiamente deturpato. Il nostro interesse nel tutelare i posti di lavoro di Venator e del relativo indotto è quindi indubbio, ma ci aspettiamo rigore sullo stato delle bonifiche e rispetto delle regole. Aggiungo, inoltre, che durante il consiglio comunale ho chiesto un parere sul documento in questione alla giunta che sembrava non esserne a conoscenza tanto da sospendere la seduta per 10 minuti. Spero vivamente che sia stata solo una svista””.