GROSSETO – “Abbiamo appreso dalla stampa del 23 agosto di una ennesima aggressione al personale di soccorso avvenuta ai danni di due operatori della Misericordia di Grosseto. Un lavoratore dipendente e una volontaria. L’ennesimo infortunio sul lavoro nel nostro Paese. Ovviamente il primo pensiero va agli addetti al soccorso, dipendenti e volontari, ai quali la Uil Fpl esprime tutta la solidarietà e vicinanza nell’augurio di una pronta guarigione”. Così la Uil Fpl commenta l’aggressione avvenuta a Grosseto.
“Dal punto di vista lavorativo e sindacale va chiarito subito che si tratta a tutti gli effetti di una aggressione avvenuta nello svolgimento dell’attività lavorativa e quindi trattasi di infortunio sul lavoro – afferma il sindacato -. Si parla tantissimo di prevenzione sui luoghi di lavoro ma la realtà ci porta a riflettere su quanto viene fatto e quanto deve ancora essere fatto, visti gli esiti. In questo specifico settore la normativa regionale prevede che un equipaggio di soccorso possa uscire con soli due operatori, i quali giunti sul posto potranno richiedere un supporto alla centrale. È onere della stessa centrale decidere se inviare supporti o meno”.
“Molto spesso si assiste a questa modalità di intervento, ma a nostro avviso riscontriamo nella legislazione una lacuna per la sicurezza dei lavoratori, in virtù della movimentazione dei carichi e per la stessa sicurezza contro le aggressioni – dichiara Uil -. Le attività non si erogano con la calcolatrice alla mano ma con la consapevolezza del servizio socio sanitario da erogare e delle norme da applicare. Fa comodo usare questo strumento legislativo (ripetiamo due persone come equipaggio) perché contraendo il numero degli operatori (in qualche caso leggasi costi del personale dipendente) si aumentano i servizi da svolgere. L’articolo 2087 del Codice Civile che tutela le condizioni di lavoro recita ‘L’Imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e morale dei prestatori di lavoro'”.
“Per questo è opportuno far conoscere a tutti che nell’aggressione non era coinvolto solo personale volontariato ma anche un lavoratore dipendente che oggi si trova in difficoltà fisiche – prosegue Uil -. Lo sottolineiamo perché il governatore glissa sul fatto che vi era anche un lavoratore dipendente e si concentra sulla ‘gente che opera spesso in maniera volontaria’, svincolandosi così da responsabilità datoriali… Oltre a ciò, sempre il governatore, si permette di entrare nel merito della differenza di genere affermando: ‘Tra l’altro – prosegue Boggi – spesso chi viene a fare i corsi da soccorritore è una donna. Quindi una situazione come questa, già pericolosa e di difficile gestione per un uomo, diventa ancora più rischiosa per una donna’”.
“Indipendentemente dalla differenza di genere – prosegue Uil – la prevenzione deve tutelare ogni lavoratore a prevenzione di qualsiasi danno fisico e morale come sopra ricordato. Questa organizzazione sindacale ritiene inaccettabile la dichiarazione del governatore Boggi che superficialmente ne fa anche una questione di genere e non di sicurezza sul lavoro. Occorre pertanto adottare da subito alcune buone pratiche: modificare l’impostazione della Regione Toscana in ordine al numero dei soccorritori che possono uscire per gli interventi; promuovere con le altre associazioni di volontariato un reale confronto con la Ausl, la Questura ed il Prefetto protocolli reali di intervento in questi casi; rivedere i protocolli di intervento delle singole associazioni; rivedere il numero degli operatori dell’equipaggio (anche indipendentemente dalla legislazione regionale) ed organizzare una turnistica che permetta alle lavoratrici ed ai lavoratori di avere una certezza del proprio tempo di lavoro e del proprio riposo; organizzare corsi di formazione specifici ed adeguati chiedendo anche la collaborazione delle forze dell’ordine”.
“Cinque punti, solo cinque, su cui si può e si deve agire subito – conclude Uil – per evitare d compromettere la sicurezza dei lavoratori e anche quella di chi, volontariamente, mette a disposizione il suo tempo libero per un servizio indispensabile”.