
PITIGLIANO – 100 anni fa nasceva l’ospedale di Pitigliano. «Allora era un progetto che anticipava i tempi. Oggi, il rischio di una struttura sempre più marginalizzata e non più in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini» affermano Pierluigi Camilli, Francesco Maria Gorini, Emilio Celata, Mario Testa del gruppo consiliare Insieme per Pitigliano.
Nella targa apposta il 24 agosto 1924 si legge testualmente: “Perché sia di emulazione ai contemporanei e si tramandi ai posteri…”. La storia di un “ospedale” a Pitigliano inizia alla fine del 1700 per iniziativa del granduca di Toscana. A metà 1800 c’era un ospedale gestito da un medico condotto, con la qualifica di infermiere, con 20 posti letto.
«Ma il nostro ospedale, così come lo conosciamo oggi, nasce cento anni fa. Esattamente il 24 agosto 1924. Un evento straordinario per quei tempi. Anche i contadini potevano curarsi, potevano sperare in una vita migliore. Chissà cosa spinse l’ingegner Francesco Petruccioli a finanziare “l’impresa”. Forse la volontà di curare i bambini, gli uomini, le donne e gli anziani, che troppo spesso, per mancanza di assistenza sanitaria e per povertà assoluta, si arrendevano alle malattie» prosegue Insieme per Pitigliano.
«Un progetto, quello di cento anni fa, che ha dato speranza e assistenza per generazioni di Pitiglianesi e anche per tanti abitanti di un territorio più vasto. Grazie al progresso sociale e al valore dei professionisti che negli anni si sono alternati nelle corsie, il Petruccioli è stato il protagonista assoluto della sanità a Pitigliano e nel territorio circostante. Un ruolo che, come spesso accade, con il passare degli anni non gli è stato più riconosciuto. Le Asl, prima ancora della salute dei cittadini, sembrano preoccuparsi essenzialmente dei conti».
«”Non si può”, “mancano i finanziamenti”: quante volte abbiamo sentito queste parole? La colpa sembra non essere di nessuno. Parole, numeri, grafici. E, a poco a poco, quello splendido sogno di cento anni fa si va sempre più spegnendo. I bilanci prima di tutto, poi il diritto alla salute. Chissà cosa avrebbe detto il signor Petruccioli della chiusura della chirurgia, del punto nascita, dei reparti di medicina ridotti ai minimi termini, di un pronto soccorso che ormai sopravvive solo grazie all’impegno di chi ci lavora.
Cento anni sembrano essere passati invano. Un territorio che non ha più la certezza di un’assistenza ospedaliera degna di questo nome. E il futuro non promette nulla di buono. Il Petruccioli ormai viene definito un “piccolo ospedale”, e per i piccoli ospedali non sembra esserci futuro».
«Ma forse, proprio queste cento candeline possono riaccendere la speranza. È il momento di lanciare una mobilitazione popolare, come si è fatto per la salvaguardia del territorio quando sono stati proposti progetti assurdi come le pale eoliche. Le amministrazioni a volte hanno tempi e modi di intervento lontani dai bisogni reali dei cittadini, e allora è tempo di impegnarsi direttamente, per non far tramontare un sogno nato cento anni fa».