GROSSETO – L’estate 2023 era stata segnata dal granchio blu. Come in una vera e propria invasione, era presente sulle nostre spiagge, nelle reti di molti pescatori, compariva spesso nelle televisioni, sul web e nei menù di moltissimi ristoranti.
Questo 2024, in linea con il turismo estivo, anche il granchio blu sembra (almeno mediaticamente) sottotono in Maremma. Nei mercati, tra il classico pescato, sembra quasi scomparso, ma è solo un’impressione. L’emergenza granchio blu sulle coste maremmane, infatti, non è assolutamente terminata.
Meno reti e più nasse. Coldiretti «Quello che temevamo si è verificato»
La situazione più critica è per la laguna di Orbetello e sul versante della Feniglia.
Il settore più colpito è quello della piccola pesca che, per adattarsi, ha virato su sistemi che utilizzano meno reti e più nasse, per fare fronte alla presenza del granchio blu. «Il problema esiste e c’è sempre – spiegano Coldiretti Grosseto e Coldiretti Pesca – L’invasione dei granchi nordamericani ha ridotto la presenza delle specie più pregiate, come orate e spigole, che non si trovano più lungo la costa dell’Argentario. Era proprio questo quello che si temeva e che si è puntualmente verificato».
I danni, a livello nazionale, hanno superato i 100 milioni di euro. «È quindi importante la nomina di un commissario per fronteggiare l’emergenza granchio blu e garantire le necessarie misure per salvare un settore cardine del Made in Italy», proseguono Coldiretti Grosseto e Coldiretti Pesca.
«Il granchio blu – spiegano – non ha in questo momento predatori naturali nel nostro Mar Mediterraneo. L’unica specie candidabile, oltre all’uomo, potrebbe essere il polpo, che deve però ancora abituarsi a questo nuovo inquilino dei nostri mari. In un anno il quadro è completamente mutato. Ormai è presente su tutte le nostre coste».
«Attività di pesca malapena sostenibili»
Il granchio blu viene quindi definito come una vera minaccia per la sopravvivenza delle 600 imprese della marineria regionale. «Già duramente colpite dai rincari del gasolio – dicono Coldiretti Grosseto e Coldiretti Pesca – che spingono al minimo la sostenibilità economica di questa difficile attività, colpita anche dalle importazioni dall’estero e dal tentativo da parte dell’UE di abolire la pesca a strascico entro il 2030 che rappresenta il colpo da ko per una imbarcazione su tre».
Coldiretti Grosseto e Coldiretti Pesca temono ora che, proprio a causa del momento forte di crisi, possa verificarsi una forte adesione della categoria dello strascico al decreto ministeriale che premia l’arresto definitivo delle loro storiche unità da pesca in cambio di un appetibile compenso economico.