GROSSETO – «Pagati meno e “spediti” a 180 km da casa. Questo il trattamento riservato ad alcuni lavoratori e lavoratrici Oss nel grossetano».
A evidenziare quanto sta succedendo sono le sigle sindacali di Grosseto Fp Cgil e Fpl Uil, che stanno monitorando una situazione che mette a dura prova la vita dei lavoratori della Kos care, azienda che gestisce la Rsa “Anni azzurri” al Poggione (via Genova).
«Già da un anno l’azienda ha modificato il contratto di lavoro dei dipendenti passando da quello delle cooperative a quello del commercio – dicono da Fp Cgil e Fpl Uil -. Un cambiamento che penalizza i lavoratori direttamente con una perdita in busta paga e porta solamente a vantaggi economici per l’azienda sulla pelle dei lavoratori. Un contratto collettivo ben al di sotto della paga media del contratto collettivo delle coop sociali rappresentativo del terzo settore, con stipendi non certo paragonabili a quelli dei sociosanitari pubblici. Inoltre i lavoratori sono soggetti a turni massacranti e rientri al lavoro per mancanza di personale».
«Sempre la stessa azienda, prima si è accreditata per erogare anche i servizi di leniterapia e fine vita assegnatogli dall’asl – ricordano le sigle sindacali -, poi però, deve aver tirato le somme, dal punto di vista economico, e ha rinunciando infine a dare il servizio. Ma i cambiamenti non finiscono qui. A oggi, con una decisione tutta aziendale, la Kos care sembra voler trasferire per circa 15 giorni, una serie di operatori Oss, a 180 km da casa, senza il necessario preavviso e soprattutto senza relazioni sindacali. Tutto questo per esclusive esigenze di una delle strutture gestite dalla società a Campi Bisenzio».
«Già i lavoratori del terzo settore sono tra quelli meno retribuiti, ora si va anche a impattare ancora più nettamente su quello che è l’organizzazione della vita di questi lavoratori e lavoratrici, in spregio al dettato contrattuale che impone la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro. Aggiungiamo anche che la maggioranza delle OSS è composta da donne, parliamo di mogli e madri di famiglia messe in ulteriore difficoltà».
«Queste Oss destinate a partire non conoscono né la situazione abitativa prevista, né sono a conoscenza di adeguati rimborsi. Inoltre alcuni dipendenti sono stati informati direttamente attraverso un ordine di servizio. Riteniamo questa la goccia che fa traboccare un vaso ormai pieno da tempo. La dignità del lavoro e dei lavoratori non può essere considerata così poco. Ad oggi l’azienda sembra fermamente orientata a ridurre il costo del lavoro decidendo di spostare unilateralmente il personale a proprio piacimento. Le nostre organizzazioni sindacali si opporranno a queste decisioni in ogni sede opportuna».