
GROSSETO – Non c’è. Non c’è, in tutto il vocabolario italiano, una parola che rappresenti il concetto di un genitore che perde un figlio. E quando succede, come per la morte del 38enne Leonardo Di Marte, l’unica parola che può ritrarre i suoi genitori è quella di sopravvissuti.
Lo sono i genitori di Leonardo, sua moglie, il loro bambino e lo sono tutti i parenti. Lo è tutta quell’onda di persone ancora stordite e incredule che si è infranta nuovamente con la durezza della realtà sul fronte della chiesa Madre Teresa di Calcutta. Qui, oggi 6 giugno, alle 15, si sono tenuti i funerali di Leonardo Di Marte, deceduto in seguito all’incidente di moto del 2 giugno, che ha anche come altra vittima il diciottenne Mattia Cappellani.
Dopo una lunga e sfiancante attesa davanti all’obitorio, ai genitori e a tutte le persone presenti oggi al funerale non è rimasto altro che vegliare prima, e accompagnare poi il feretro di Leonardo.
Fino alla sera del 4 giugno, avevano tutti atteso davanti all’obitorio dell’ospedale Misericordia di vedere la salma per portargli l’ultimo saluto.
Però, dopo l’incidente, per gli accertamenti di rito il 38enne risulta essere rimasto tutto il tempo in una stanza dotata di aria condizionata. Questo non ha permesso un’adeguata conservazione della salma, impedendone, di conseguenza, l’esposizione. I servizi funerari hanno dovuto approntare anche una nuova bara.
La notizia si è abbattuta sui genitori come un tuono, aggiungendo al già straziante dolore una dose di rabbia difficilmente estinguibile. Ieri, mercoledì 5 giugno, Enza e Massimiliano, i genitori di Leonardo, sono andati dai carabinieri per sporgere denuncia e cercare così di vederci chiaro.
Con gli occhi quasi chiusi dalla quantità indescrivibile di lacrime versate, ma comunque abbastanza aperti da lasciar trasparire che si è pronti a fare una rivoluzione, Enza, la mamma, reclama risposte. «Neanche ai peggiori animali si riservano certi destini – dice Enza -. Mio figlio è stato lasciato lì senza che a noi venisse detto niente. Si potevano trovare delle soluzioni. Perché nessuno ha controllato? Mi sembra davvero assurdo quanto è successo. Leonardo non me lo ridarà più nessuno, certo, ma vogliamo sapere cosa sia capitato e perché. Ci siamo rivolti ai carabinieri anche perché crediamo che queste cose non debbano ricapitare ad altri, nessuno merita una tale sorte».
Se tutti i parenti e amici erano infatti stati colpiti come da uno shock dalla morte improvvisa di Leonardo, l’ultima notizia dell’impossibilità di vederlo è stata come un ulteriore schiaffo. Nel tragitto tra la casa mortuaria Rocchi e la chiesa, infatti, molti si chiedono ancora come sia potuto succedere tutto questo. Sottovoce, o in silenzio, avvicinandosi alla porta di una parrocchia che dopo aver accolto il feretro, si è riempita velocemente. Molti hanno dovuto attendere fuori, cercando di ascoltare una cerimonia che ha toccato il cuore di tutti e ha salutato la partenza di Leonardo, accompagnato al cimitero di Sterpeto.
Leonardo ieri, ora e sempre
Sono davvero tante le persone che hanno partecipato ai funerali, altrettante quelle che gli hanno fatto visita alla casa mortuaria. Uomini e donne, giovani e meno giovani che ricorderanno Leonardo e che porteranno con loro la sua scintilla di vita. La scintilla di un’anima buona, che non esitava a infervorarsi per le ingiustizie accadute anche agli altri, ma che non tradiva mai la sua natura gentile.
Spesso anima della festa, Leonardo era un maremmano doc. Ha fatto parte di gruppi di cantori del maggio e come cacciatore ha conosciuto veterani del “mestiere” ma affiancato anche numerosi suoi coetanei. Da motociclista ha condiviso questa sua passione con altri ducatisti e appassionati, riuscendo anche ad abbracciare il suo idolo Troy Bayliss.
Con il suo mestiere di elettricista, affinato crescendo professionalmente assieme al babbo Massimiliano, ha incrociato numerosi colleghi, lavorato in cantieri e in altrettante abitazioni della Maremma, dove non ha mancato di portare il suo marchio di fabbrica. La sua risata. Contagiosa e riconoscibile anche a distanza, era un timbro che rimarrà impresso nelle orecchie di chi lo ha conosciuto meglio di altri.
Difficile, davvero raro, ricordare un momento in cui Leonardo possa essersi mostrato triste.
Non è mai cambiato in fondo, negli anni è maturato sì, ma non ha mai abbandonato il suo sorriso.
Come quel giorno che lo scuolabus, oramai diversi anni fa, per andare a prendere lui e la sorella e portarli alle medie di Grosseto insieme ad altri bambini, fece un incidente vicino alla sua abitazione. Sua mamma, portatrice sana dell’ospitalità maremmana, dopo poco uscì dal cancello di casa con in mano un vassoio di bomboloni, spuntati da chissà dove, servendoli ai bambini per tranquillizzarli nell’attesa che arrivassero soluzioni.
Il sorriso di Leonardo è sempre stato come i bomboloni di quel giorno: caldi, pronti, serviti al momento. Un gesto sempre di cuore il suo, un conforto, una sicurezza. Come dire “Non succederà niente”. Poteva cadere il mondo e Leonardo avrebbe sempre sorriso, riuscendo a far spostare tutti un po’ più in là.
Il mondo era un luogo più leggero per chi ha avuto la fortuna anche solo di conoscerlo. Ora, è il silenzio l’unica parola che rimane per descrivere quanto grave è la sua assenza e quanto mancherà a tutti quanti.
Ciao Leonardo, cugino mio.