Massa marittima

Maltrattamenti alla casa di riposo: le vittime erano gli anziani con demenza. Denuncia partita dall’Istituto

falusi Francesca Mucci Renato Vanni Gistri Giuntini

MASSA MARITTIMA – Erano gli anziani più fragili, quelli con diagnosi di demenza e dunque incapaci di ricordare le vittime dell’uomo che venerdì è finito agli arresti domiciliari per maltrattamenti all’interno della Rsa Falusi di Massa Marittima.

La segnalazione che ha fatto scattare le indagini all’interno della Casa di riposo è partita ad ottobre dall’Istituto. È stato un dipendente ad accorgersi che qualcosa non andava e ad avvertire il direttore che a sua volta ha allertato le forze dell’ordine.

«Avevamo organizzato una giornata di formazione per i dipendenti – racconta il direttore Renato Vanni -. formazione dedicata al maggior benessere degli ospiti. Al termine uno dei dipendenti ha segnalato al direttore di aver assistito ad un possibile caso di maltrattamenti su alcuni ospiti particolarmente fragili, in quanto incapaci di intendere e volere, alcuni privi di familiari».

L’istituto ha dimostrato però di avere gli anticorpi per affrontare questa situazione, non ha perso tempo e direzione e presidenza, di comune accordo, hanno deciso di informare i carabinieri.

Da qui sono partite le indagini, con intercettazioni ambientali e telecamere, che hanno portato, venerdì, all’arresto dell’operatore socio sanitario.

«Abbiamo ritenuto di convocare la conferenza stampa per una questione di trasparenza – ha detto il sindaco di Massa Marittima Marcello Giuntini -. Ringrazio direttore e presidente per aver agito tempestivamente e nel rispetto delle regole. L’istituto per Massa Marittima è un’istituzione, è nato con un lascito a fine 800 dell’allora sindaco Falusi e ci teniamo particolarmente. Come hanno dimostrato le indagini si tratta di un caso isolato, e ringraziamo le forze dell’ordine del lavoro puntuale e discreto fatto».

«Venerdì per noi non è stato risveglio facile, per nessuno – afferma la presidente del Falusi Francesca Mucci – non è bella pagina per l’istituto, però c’è una forte attenzione per l’assistenza, e grazie alla sensibilità e tempestività siamo arrivati a questo punto. L’evento sembra comunque circoscritto. Tengo a ribadire che le parti lese non sono solo le vittime dirette e le loro famiglie, ma anche l’istituto. E se si evolveranno i fatti saremo attivi».

«Per noi è stato un cazzotto nello stomaco – le fa eco il direttore Renato Vanni che è in carica da settembre 2022 -. Appena avuta la segnalazione ho deciso che non si poteva soprassedere e segnalai ai carabinieri un possibile caso di maltrattamenti. Tengo a precisare che non ci sono state situazioni di pericolo per gli anziani e che si tratta di un caso che riguarda un solo operatore».

L’istituto vuole tutelare sia gli ospiti (62 persone) che le loro famiglie, ma anche i lavoratori (circa 50 unità) che operano nella casa di riposo alle dirette dipendenze dell’istituto o tramite cooperative (come nel caso dell’operatore sociosanitario agli arresti domiciliari).

Il fatto che le vittime siano persone incapaci, spesso affette da demenza, e quindi ancor meno in grado di difendersi raccontando cosa avevano subito è ovviamente una ulteriore aggravante.

«Solitamente abbiamo dei protocolli: gli operatori lavorano in coppia, c’è una supervisione e rapporti che vanno compilati» affermano dall’istituto. Nessuno degli ospiti ha subito danni permanenti.

Intanto l’operatore che p stato sospeso è stato sostituito da un collega. «Abbiamo ricevuto molte testimoniante anche da parenti di ospiti che non ci sono più che ci esprimono vicinanza e riconoscenza per quanto fatto dai loro parenti».

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