Diocesi

Sacerdote esorcista di Grosseto parla della strage di Altavilla in Rai. «Gli esorcismi non si fanno così»

GROSSETO – Se immaginate un esorcista come una figura tetra, come si vede nei film, siete fuori strada. Don Fabio Bertelli non è così. Anzi. Gioviale, estroverso, sempre sorridente, sembra più un moderno don Camillo che il Max von Sydow del celebre film degli anni 70. Eppure è un esorcista autorizzato dalla Diocesi di Grosseto. In molti sono venuti a conoscenza di questo suo compito oggi, vedendolo ospite alla trasmissione Rai condotta da Tiberio Timperi, i Fatti vostri, dove gli è stato chiesto di commentare i fatti di Altavilla. «Voglio che sia chiaro – ha detto – che quel che è successo non ha nulla che fare con un esorcismo cattolico. Le vittime non erano possedute. Anzi, se c’era un demonio era dentro gli assassini»

In città, a Grosseto, don Fabio è l’unico sacerdote autorizzato dal vescovo a fare esorcismi “ad actum”, ossia non fa solo quello (ha una parrocchia da mandare avanti), ma alla necessità può farlo.

Inoltre, assieme al vescovo, è lui a coordinare tutti gli esorcismi della Toscana. In Diocesi gli esorcisti sono anche altri due, e sono i due frati del monastero di Siloe. Mentre in Toscana sono circa una trentina.

Un’attività che si fa a stretto contatto con medici e psichiatri, soprattutto in una fase iniziale. «La gente posseduta non è molta, è una cosa rara – racconta don Fabio – molte volte capita che si tratti di persone con problemi psichici che ovviamente vanno esclusi prima di parlare di possessione».

I segni però ci sono: una reazione violenta verso le dinamiche sacre ad esempio. «L’acqua benedetta, la stola, il crocifisso, l’eucaristia, l’imposizione delle mani. La persona sotto esorcismo ha una forza sovrumana, noi li chiamiamo energumeni, espettora molto, strabuzzagli occhi, ha una risata importante, parla lingue che non conosce e non ha mai studiato».

«Io, ad esempio, da oltre un anno seguo una signora che parla fluentemente l’aramaico. Facciamo sedute (possono durare tra i 30 e i 50 minuti), in cui non sono mai solo, ma sono supportato da gente che prega con me» racconta don Fabio.

Queste persone, prima di iniziare il rito, vengono benedette, anche se il contatto fisico con la persona posseduta non comporta il trasferimento del demone.

A volte non c’è bisogno di arrivare ad un esorcismo. «Ci sono alcune persone disturbate, che non sono serene e per cui è sufficiente pregare assieme». Gli esorcismi non avvengono in casa dell’esorcizzato «Serve massima discrezione per tutelare la persona posseduta. Io ho una stanza apposita in canonica. Con me tengo la croce di san Benedetto, la stola sacerdotale, l’acqua benedetta… se la repulsione verso questi oggetti è evidente, siamo quasi sicuramente di fronte ad una possessione».

C’è una vittima prediletta da Satana e dai suoi demoni? «In realtà no. Chiunque potrebbe esserlo. La magia, il malocchio, le fatture certo non aiutano. Perché la magia non è mai bianca».

Ma cosa accade durante l’esorcismo? Il sacerdote non tocca mai la persona posseduta. Non c’è mai violenza anzi, a rischiare semmai è l’esorcista. Al massimo c’è l’imposizione delle mani. La persona va presto in trance, e a venir fuori è il demone. «Il dialogo con Satana è proibito, perché lui è menzognero. Capita di chiedere “quando te ne vai?” e lui risponde “mai”. Quando l’esorcismo finisce la persona è spesso sfinita prova dolore al petto».

«Nel caso della persona che sto seguendo c’è stato un periodo che credevamo di averla liberata, e invece poi si è ripresentato». Sono i familiari a chiedere l’aiuto dell’esorcista. «Il demone non permetterebbe mai alla persona posseduta di chiedere aiuto e rischiare così di essere cacciato».

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