GROSSETO – In un mondo sempre più consapevole dell’importanza della sostenibilità ambientale, un vecchio rituale sta facendo il suo ritorno nei ristoranti di tutto il mondo: la doggy bag.
Questa pratica, che consiste nel portare a casa gli avanzi di cibo non consumati durante un pasto al ristorante, sta guadagnando nuova popolarità grazie alla crescente consapevolezza dell’impatto ambientale del cibo sprecato. Una pratica che in Italia potrebbe diventare presto legge.
Doggy bag, le origini
Le origini della doggy bag risalgono agli anni ’40 negli Stati Uniti, quando divenne comune portare a casa gli avanzi per il proprio cane. Oggi, tuttavia, la doggy bag (che appunto letteralmente significa “borsa per il cane”) ha assunto un nuovo significato, diventando un gesto di responsabilità ambientale e di consapevolezza nei confronti degli sprechi alimentari.
Spreco alimentare in Italia
Secondo i dati di Eurostat, in Italia ogni persona speca circa 140 kg di cibo all’anno per un valore di 380 euro. I dati mostrano che il settore della ristorazione è uno dei principali contributori agli sprechi alimentari, e l’adozione diffusa della doggy bag potrebbe avere un impatto significativo. Nasce da questi dati la proposta di legge, presentata il 10 gennaio dal deputato Giandiego Gatto (Forza Italia), con lo scopo di rendere obbligatorio per i ristoratori offrire ai propri clienti l’opizione di portare il cibo avanzato a casa. «La pratica della doggy bag – ha spiegato il deputato – è in uso da tempo negli Usa. Introdurla anche in Italia sarebbe non solo un atto di buon senso che aiuterebbe a contrastare lo spreco alimentare, ma avrebbe anche una finalità sociale e solidale e questo è l’obiettivo della mia proposta di legge»
C’è ancora, tuttavia, una certa resistenza culturale nei confronti della doggy bag. Alcuni potrebbero sentirsi imbarazzati nel richiederla o potrebbero percepire la pratica come poco elegante. L’obbligo della “doggy bag” è già prevista dalla legge ad esempio in Francia e presto lo sarà anche in Spagna. Abbiamo chiesto a due ristoratori maremmani cosa ne pensano.
Le opinioni dei ristoratori maremmani
Sull’obbligo di legge, la chef Valeria Piccini ha le idee molto chiare ed è contaria. Nel suo «Ristorante Caino» a Montemerano, che vanta due stelle Michelin, la lotta allo speco alimentare parte dal principio. «Ce ne sono tanti di problemi, nel mio settore e in tutto il Paese, mi sembra superfluo occuparsi di questo – spiega la chef stellata Piccini -. Sono di origine contadina quindi evito da sempre gli sprechi e per me è una pratica quotidiana ridurre gli scarti. Tutto parte dalla lavorazione delle materie prime ed è importante educare il personale a questo». Va aggiunto che nel suo ristorante stellato gli avanzi di cibo praticamente non esistono. «Succede raramente che avanza del cibo – aggiunge Piccini -, ma se per qualsiasi ragione un cliente non finisce un piatto e gradisce portarsi via gli avanzi, nessuno glielo nega, ci mancherebbe. Diciamo che prevenire lo spreco è molto importante, se poi qualcosa avanza e lo si vuole portare via va benissimo, ma da qui a farlo diventare obbligatorio è assurdo».
«Sono decisamente a favore della legge sulle doggy bag – è invece il parere di Marco Fantini, proprietario insieme a suo fratello chef Nicola del noto ristorante “Il Fanta” di Gavorrano -. Negli Stati Uniti da decenni si usa questa buona pratica e anche nel nostro ristorante capita spesso. Del resto, il cliente ha pagato il piatto ed è giusto che se lo porti via, noi non ci faremmo niente. Insomma al ristorante non cambia niente». E l’obbligo di legge? «Sono d’accordo – dice convinto Fantini -. In alcuni ristoranti capita che gli avanzi del cliente vengono avvolti in involucri improbabili, almeno anche le confezioni dovranno essere a norma».