Grosseto

Il centro antiviolenza al sindaco: «La legge sull’aborto non si tocca. Goffo tentativo di colpevolizzare le donne»

violenza

GROSSETO – Critiche al primo cittadino di Grosseto da parte del centro antiviolenza Olympia de Gouges, in merito alle dichiarazioni di qualche giorno fa sulla legge 194.

“È  facile parlare di parità di genere, più difficile è praticarla – afferma l’associazione Olympia de Gouges -. Lo dimostra il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna che ha invitato a firmare la proposta di modifica della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, che prevede l’obbligo da parte del medico di far ascoltare alla madre il battito del feto, proprio nella visita che precede l’interruzione della gravidanza, asserendo che questo è il modo per consentire alla donna una scelta libera e consapevole”.

“È significativo come la revisione della legge 194, che è in vigore dal 22 maggio 1978, venga riproposta quando nel nostro Paese problemi molto più gravi per la vita delle donne andrebbero affrontati – proseguono dall’associazione -. Questa legge, da noi fortemente voluta, continua a resistere dopo ben 45 anni dalla sua promulgazione, nonostante l’ostruzione dei medici obbiettori che di fatto ne limita l’applicazione in molte strutture pubbliche, e dopo gli attacchi mirati di alcuni esponenti politici che a scadenza regolare si ripetono nel tempo. Ma la 194 non si tocca, perché sancisce il sacrosanto diritto all’autodeterminazione delle donne, perché ha consentito loro di affrontare questa delicata scelta in sicurezza e senza il rischio della vita, come purtroppo è avvenuto nei secoli dei secoli”.

“Ma pensa davvero il sindaco di doverci richiamare alla consapevolezza rispetto ad una scelta così lacerante come quella di interrompere una gravidanza? – conclude il centro -. Ha un’idea dei pensieri, dei dubbi, della frustrazione, dei fardelli dell’educazione e della religione, del senso di impotenza e sconfitta, della impossibilità economica, delle difficoltà di crescere dei figli in un contesto in cui la maternità non è tutelata in assenza dei necessari paracadute, o quando le gravidanze sono il risultato di rapporti indesiderati o addirittura violenti? Le donne un’idea ce l’hanno, e scelgono, e lo fanno sul proprio corpo. Questa proposta è soltanto un goffo tentativo di colpevolizzare le donne in un momento tanto delicato e difficile, una sorta di violenza psicologica legalizzata. E noi la violenza la contrastiamo, in qualsiasi forma essa si proponga”.

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