GROSSETO – Anche l’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto dice “basta” alle discriminazioni per i pazienti guariti dal cancro e si schiera accanto alla Federazione italiana associazioni di volontariato in oncologia (Favo) a sostegno delle proposte di legge sull’oblio oncologico.
“Di cancro si può guarire – dice Nicola Draoli, presidente di Opi Grosseto – ed è compito di un Paese civile far sì che non ci siano discriminazioni tra chi è stato un paziente oncologico e gli altri cittadini. In particolare, in contesti assicurativi, lavorativi, finanziari, ma anche in percorso di adozione, la storia clinica di un paziente guarito non deve determinare il buon esito di un processo. Sappiamo che gli ex pazienti oncologici hanno la stessa aspettativa di vita del resto della popolazione e non presentano rischi aggiuntivi. Ma in generale è importante, dal punto di vista culturale, far passare il messaggio che una diagnosi di cancro non equivale a una condanna”.
Per questo motivo, da anni le associazioni del settore chiedono una norma sull’oblio oncologico: per evitare che ex pazienti debbano fornire informazioni o siano soggetti ad indagine sul loro stato di salute pregresso.
“Alla guarigione clinica – dice Draoli – deve corrispondere la cosiddetta guarigione sociale. E il fatto che ci siano state molte proposte di legge sul tema, presentate da tutti gli schieramenti politici, ci fa ben sperare sul fatto che si possa arrivare a una norma che metta fine alle difficoltà che le persone che sono state ammalate incontrano nella loro vita quotidiana. Speriamo quindi che il disegno di legge concluda senza intoppi l’iter parlamentare”.